Recensione: Sacred Shrine
All’ inizio di questa recensione è doveroso un chiarimento da parte mia: gli Eidolon sono in questi mesi presenti sul mercato con il loro nuovo disco “Apostles of defiance”, il sesto della loro carriera, un disco che ho intenzione di recensire al più presto. Questo “Sacred shrine” è un nuovissimo platter in edizione limitata a cinquecento copie, edito dalla Texana Perris Records, che riporta alla luce le due prime demo degli Eidolon registrate negli anni 1994 e 1995. Il gruppo canadese in questione mi ha letteralmente folgorato al Wacken Open Air di questa estate con uno show potente e frontale, dopo anni passati ad ascoltarli solo sul formato digitale finalmente sono riuscito a vederli dal vivo e la mia considerazione nei loro riguardi è davvero aumentata. Mi sono quindi attivato per contattare Tom Mathers, della Perris Records, e riuscire ad aggiudicarmi una copia di questo disco. In primo luogo anche se si tratta di una ristampa di demo la qualità del suono è assolutamente sopraffina, il lavoro di remixaggio del materiale originale ha reso il suo frutto regalando a queste canzoni una veste energica e competitiva sotto il profilo discografico. Lo stile degli Eidolon, su questo platter, non è molto differente rispetto a quanto suonato oggi dalla band, siamo al cospetto di una prova maiuscola di metal classico dal forte appeal oscuro e ambizioso. Lo stile del gruppo si pone a metà strada tra il sound americano vicino agli Iced Earth e ai primi Fates Warning, a fianco di contaminazioni thrash che rendono frontale e devatanete ogni frangente del platter.
Ottima la opener “Hallowed apparition”, che ritroviamo nel recente album omonimo, possiede una ossatura dinamica e articolata che alterna con maestria ottimi parti chitarristiche e aperture melodiche acustiche. Più frontale e meno articolata “Black heart” è un brano decisamente veloce e potente, il gruppo qui sfodera una grinta di tutto rispetto unita a una notevole perizia tecnica che aumenta il potenziale artistico del brano. Anche se meno veloce “Lost horizon” riesce a comunicare una atmosfera decisamente oscura e gelida, a volte il riffing si avvicina a soluzioni doom ma gli Eidolon sanno variare con personalità il ritmo del brano, troviamo ottime accelerazioni e improvvisi stacchi che coinvolgono l’ascoltatore fin dal primo ascolto. Lo strumentale “Race with time” è basato su un lavoro di chitarre magistrale che permette di mostrare, a chi ascolta, la grande preparazione tecnica del gruppo, quello che convince maggiormente è la indubbia ispirazione alla base del brano. Una prova di metal devastante “Forbidden liar” si dimostra subito una canzone ispirata e inarrestabile, sebbene il gruppo non si ripeta, riesce a ricreare una atmosfera dinamica e plumbea senza rinunciare a una sezione ritmica tellurica e a linee di chitarra molto rapide. Lo stesso discorso vale per la successiva e davvero riuscita “Shadows” che spacca letteralmente i padiglioni auricolari di chi la ascolta e mostra tutte le qualità che gli Eidolon mi hanno fatto vedere sul palco in Germania. Una cover molto intelligente “Silent cries” dei Fates Warning regala a chi scrive la possibilità di paragonare i primi lavori di questi geni del metal americano con quanto suonato dagli Eidolon. Le quattro tracce finali del disco sono strumentali ma non diminuiscono il tiro del platter grazie a una ispirazione notevole, tra spunti che rimandano a “…And justice for all” in “Hellbound”, e soluzioni più neoclassiche in “Nemesis” gli Eidolon riescono a spaziare con grande versatilità in varie situazioni sonore senza mai snaturare minimamente il loro sound.
Con questa recensione spero di poter informare quelli tra voi che amano maggiormente il gruppo canadese e che sono alla ricerca del loro materiale più longevo. In ogni caso vi consiglio di appuntarvi il nome degli Eidolon nel caso non lo conosceste ancora perchè si tratta di una delle realtà migliori della scena metal attuale. Per questo motivo vi prego di pazientare ancora qualche giorno per leggere la recensione del loro nuovo disco su queste pagine, approposito, per quelli di voi che mi seguono con tanto affetto, io sono un insopportabile presuntuso che non conosce l’umiltà, ma almeno sono in grado di riconoscere il Mosè di Michelangelo sulla copertina di questo disco, un capolavoro dell’arte rinascimentale italiana.
Tracklist:
1. Hallowed apparition
2. Black heart
3. Lost horizon
4. Race with time
5. Forbidden liar
6. Shadows
7. Silent cries
8. Tribal fury
9. Hellbound
10. Nemesis
11. Darkfall