Recensione: Sacredfice
Sacredfice è il progetto solista di Francesco Romeggini, già in azione negli esclusivi progressive metaller toscani S91. L’omonimo debutto discografico, “Sacredfice”, presenta un sound completamente diverso da quello proposto da Francesco nella band citata.
Qui il polistrumentista si diletta in uno speed metal di matrice statunitense, tipico di quella corrente musicale che tanta qualità ed ispirazione aveva portato nelle release di band attive nel florido decennio a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta. Il disco propone infatti tre quarti d’ora di musica caratterizzata da riferimenti compositivi brillanti, memori di quanto concepito da band come Vicious Rumors, Annihilator ed Exciter. Uno speed metal quindi eterogeneo, molto ispirato e di grande qualità, che non si focalizza unicamente su un ‘genere’, ma spazia attraverso la lettura della storia musicale di questa corrente artistica. Validissimi anche gli spunti più thrashy, quelli che guardano con orgoglio alla bay area occidentale. Nulla di innovativo quindi. Le abilità tecniche del musicista sono in costante evidenza, sopratutto risulta di pregevole fattura il riffing, sempre incalzante e coinvolgente. Buone le melodie, anche se a livello di soli è sicuramente possibile far di meglio.
Quello su cui ci permettiamo di far osservazione è il parco arrangiamenti che, sebbene non sia d’obbligo per ciò che viene proposto, avrebbe di certo arricchito un parco brani che, data la presenza di un’unica mente, si attesta di elevata qualità concettuale. Il drumming non emerge per dinamica, essendo di fatto campionato, ma può costituire la traccia per ispirazioni di tutto rispetto. Batteristi con i controc***i in Italia ne abbiamo a bizzeffe e non sarà difficile voler sposare un progetto valido come Sacredfice (sempre che tale progetto voglia dar continuità alle proprie produzioni ovviamente).
I testi narrano di tematiche improntate sulla cristianità, di come la gente perda e confonda la propria identità, corrotta e violentata dai ferali fatti contemporanei e di come non venga mai meno l’uso del nome di Dio per alimentare odio.
Dal punto di vista produttivo, considerato il diffuso appiattimenti dei suoni di moltissime produzioni, potenti quanto si vuole, ma slegati dalla musica, “Sacredfice”, da buon esordio autoprodotto, suona genuino e, credeteci, il gusto ne guadagna a tonnellate! Un disco di sano e fottuto metal come deve essere. Da questo punto di vista Francesco ha visto bene.
Concludendo, dobbiamo riconoscere a questo polistrumentista di aver fatto centro. La coraggiosa scelta di ‘far quasi tutto da solo’ ha pagato e conferma quanti musicisti di qualità abbiamo in Italia, sotto casa. Suggeriamo davvero di dar un’occasione a questa one man band.
Nicola Furlan