Recensione: Sacroniente

Di Alberto Fittarelli - 14 Maggio 2003 - 0:00
Sacroniente
Band: Corey
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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68

Arriva dal Novarese il debutto dei Corey, grind act tra i più feroci della nostra nazione: Sacroniente, questo il titolo, ci propone infatti una versione particolarmente caustica di questo sound, quasi sempre scevro da tentazioni tecniche e violentissimo anche concettualmente.

Il disco dura addirittura una cinquantina di minuti, non poco se consideriamo gli standard del genere, ed è basato sull’alternanza tra pezzi lenti, addirittura arpeggiati (Fast Thoughts) e schegge in pieno stile crust, dove la velocità è l’ingrediente fondamentale per raggiungere il parossismo sonoro: i riff di Adriano Fontaneto alla chitarra sono sempre semplici, come dicevo; parliamo infatti di grindcore puro che farebbe gola a label importanti come la Relapse, nume tutelare della scena. Ed infatti le influenze di qualche band proveniente da quei lidi si fanno sentire: Uphill Battle, Benumb e Soylent Green ricorrono abbastanza spesso nelle vocals urlate, davvero angoscianti; le lyrics si dividono tra inglese ed italiano e sembrano essere un continuo brainstorming, un flusso istintivo di parole che vanno però a formare messaggi disperati, di odio, rabbia e solitudine estrema.

Emblematici brani come Stanco di vederti… vivere: “Ricorda, io non ho mai voluto rovinare la vita di nessuno, la tua è stata un’eccezione”. E stiamo parlando di uno dei testi più moderati del disco, in generale davvero acuti, pieni di ironia “nera” ed accompagnati per di più anche da un bell’artwork, semplice ma professionale.
Certo, non tutto è rose e fiori: in un album grind così lungo purtroppo è facile trovare dei cali di tensione, dei momenti meno riusciti; ed anche in questo caso questi episodi ricorrono più volte, intervallandosi con pezzi invece davvero buoni. In generale mi sento di rilevare qualche difetto nel doppio uso delle voci, il growl e lo screming: a volte sembrano quasi esprimere dei momenti di furia casuale, del tutto istintivi e buttati a caso, ed il risultato non si accorda molto com la base musicale; così come qualche critica va fatta alla sezione ritmica, non sempre precisissima su stacchi ed accelerazioni. Si tratta comunque di difetti di lieve entità, che non pregiudicano il valore delle composizioni e che sono sicuro verranno corretti nella prossima release.

I Corey sono quindi un gruppo da vedere dal vivo, data la carica che riescono a sprigionare: per quanto riguarda la produzione in studio aspetto invece di sentire un lavoro ancora più compatto e deciso, ma nel frattempo mi godo i pezzi migliori di questo nichilista Sacroniente.

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli


Tracklist:

01 > come me, tanti
02 > fast thoughts
03 > hypocritical
04 > human (un)friendly
05 > solitudine
06 > vittima del nulla
07 > morirete vuoti
08 > se domani
09 > unlived times
10 > i am not
11 > stanco di vederti… vivere
12 > another cause (for what) you laugh
13 > uno sguardo a ciò che mi circonda
14 > delusion (of myself)
15 > 8
16 > never been my friend
17 > in confidenza
18 > soffoco
19 > knowing it can’t be true
20 > ho perso qualcosa
21 > evolution of a situation
22 > …e in un attimo silenzio
23 > maybe a solution
24 > devil in everyone, devil is everyone
25 > the last word
26 > tra di voi
27 > hetched in the mind
28 > disagio
29 > nethermine
30 > without answers
31 > cenere
32 > 6.66 min. to the Jesus’ death
33 > jesus is dead

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