Recensione: Sad Day On Planet Earth

Di Fabio Vellata - 1 Luglio 2009 - 0:00
Sad Day On Planet Earth
Band: Lillian Axe
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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75

Evoluzione e cambiamento.
Due parole che sanno tanto di rivista scientifica o di saggio sul mutamento della specie ma che, in questo caso, ben si addicono anche al campo della musica ed alla band oggetto di questa recensione, i Lillian Axe.

Nati agli inizi degli anni ottanta sulla scia dell’imperante moda glam rock che in quell’epoca impazzava in ogni dove oltreoceano, il gruppo originario di New Orleans seppe distinguersi subito per due caratteristiche peculiari.
Un’instabilità assoluta, con cambiamenti continui ed incessanti di una line up in cui il solo punto fisso rimaneva il chitarrista Steve Blaze, ad oggi, unico membro superstite del nucleo primitivo. Ed un evidente interesse per l’evoluzione del suono conosciuto all’alba come semplice hard rock, ma mostratosi poi, con l’andare del tempo, sempre più infiltrato da componenti di vario tipo, moderne, decisamente meno ariose e classicamente spensierate rispetto a quanto proposto con i primi e fondamentali album per la tentacolare MCA.
Un’evoluzione che mostrò i primi frutti con il quarto capitolo “Psychoschizophrenia”, esempio di hard rock “diverso”, che si addentrava su territori in larga parte inesplorati, proponendosi come un album – aspetto davvero raro per il genere – di difficile assimilazione e comprensione.
Lungo, articolato e quasi del tutto privo delle scintillanti melodie del decennio ottantiano, ma non per questo svenduto alle mode affermatesi nel frattempo. Un’evidente testimonianza d’atipicità in un settore legato a doppio filo con la tradizione, supportato da una fascia d’ascoltatori che, entusiasmatasi per i primi platter, in ugual modo non ebbe poi remore nel voltare le spalle alla band americana, vittima di logiche commerciali che non ne seppero premiare l’effettivo valore artistico.

A ventuno anni di distanza dall’esordio ufficiale, ecco dunque il settimo capitolo discografico di questa realtà fuori degli schemi e dai contorni a se stanti, un disco che di certo, non risolleverà il nome del gruppo statunitense riconducendolo alla buona fama di un tempo, ma che, ad ogni modo, mostra ancora uno spirito guizzante e voglioso di personalità, capace di costruire uno stile proprio in cui accogliere innumerevoli influenze in una veste che si propone, oggi come allora, sempre e comunque “hard rock”.
Per dare una descrizione sommaria di “Sad Day On Planet Earth”, titolo già da par suo, indicativo degli intenti tutt’altro che spensierati del quintetto, potrebbe venirci in aiuto una metafora.
Come un incenso che, bruciando lentamente, libera nell’aria i profumi di cui è intriso, allo stesso modo la nuova opera dei Lillian Axe è materiale che necessita di tempo e va lasciato “bruciare” con la dovuta calma, accogliendo le sfumature pronte a rivelarsi a seguito di vari ascolti, i quali, sia detto, non mancheranno di offrire spunti d’interesse crescenti ad ogni successivo passaggio.

Non aiuta senza dubbio la durata. Settantacinque minuti di lunghezza, sono affare probabilmente più vicino ad una prog band o a qualche estenuante concept, eppure, superato lo scoglio iniziale del primissimo impatto, qualcosa aggancia l’attenzione ed invita a ripetere l’esperienza più volte.
Un miscuglio di modern rock con venature darkeggianti, riff energici e svisate talora vicine all’US Metal, si condensa attorno ad armonie sinuose, che dopo qualche “giro di presentazione” lasciano il segno e riescono a convincere.
Gli esempi, in una scaletta composta di quindici brani, sono numerosi. La coriacea “Jesus Wept”, canzone che mixa modernità con heavy vecchio stampo, è un buon punto di partenza, seguita dalle cadenzate “Ignite” e “The Grand Scale Of Finality”, pezzi dai suoni corposi e dai ritornelli di grande impatto.
Ma non risultano sgradite neppure le arrembanti “Hibernate” e “Cold Day In Hell”, così come catturano le aggraziate cantilene di “Sad Day On Planet Earth” e “Down Below The Ocean”, interpretate alla perfezione dalla calda voce del nuovo acquisto Derrick Lefevre.
Il meglio arriva però nel finale, grazie alle ammalianti “Blood Raining Down On Her Wings”, “Divine” e “Kill Me Again”, momenti di maggior enfasi in cui meglio risalta la consistenza del suono dei Lillian Axe “versione 2009”, fatto di ritmi robusti, suggestioni contemporanee e tematiche d’alto livello, elementi sottolineati al meglio dall’encomiabile opera di Steve Blaze, incarnazione imperitura del combo di New Orleans.

Appare tuttavia poco funzionale discorrere di singoli momenti. Quel che, infatti, salta all’occhio dopo alcuni ascolti integrali, è la compattezza della tracklist. Un fluire costante di note che rende ogni episodio parte organica e tassello di un unico mosaico o, se volete, filamento di una ragnatela pronta ad avvinghiare sempre più l’ascoltatore.

“Sad Day On Planet Earth” colpisce dunque nel segno e si rivela disco d’inatteso fascino.
Un’insospettabile longevità che, a dispetto del minutaggio alquanto consistente, contribuisce a delinearne la piena riuscita, non permette in ogni caso, di tacere una considerazione finale.
Data la natura tutt’altro che immediata del’album, meglio non correre rischi qualora foste alla ricerca di qualcosa di più tradizionale e diretto. Il pericolo di trovarsi per le mani uno sgradito mattone fatto di suoni poco familiari è concreto.

Come dire, uomo avvisato…

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Tracklist:

01. Cocoon
02. Megaslowfade
03. Jesus Wept
04. Ignite
05. The Grand Scale Of Finality
06. Sad Day On Planet Earth
07. Hibernate
08. Within Your Reach
09. Down Below The Ocean
10. Blood Raining Down On Her Wings
11. Cold Day In Hell
12. Nocturnal Symphony
13. Divine
14. Kill Me Again
15. Fire, Blood, The Earth And Sea

Line Up:

Derrick Lefevre – Voce
Steve Blaze – Chitarra / Voce
Sam Poitevent – Chitarra / Voce
Eric Morris – Basso
Ken Koudelka – Batteria

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