Recensione: Sadomasokissme
I Give Us Barabba, che grande band puro sangue, scommetto che il 33% di voi manco li conosce, vi spiego perchè in poche parole. Se state leggendo questa recensione fate parte di una delle tre categorie a cui pò interessare questo disco; il primo 33% sa chi sono i Give Us Barrabba e vogliono leggere cosa il recensore, in questo caso io, ne pensa a riguardo, il secondo 33% ha magari sentito il precedente ottimo disco intitolato “Penis Barbecue” e vuole capire che direzione hanno preso, mentre il restante 33% è qua perchè ha visto la cover con quel bellissimo omone e vuole capire cosa si celi dietro. L’ennessino gruppo ciofeca Italiano con argomenti semi-demenziali? Una band di improvvisati musicisti pronti a farsi un pò di strada grazie ad un titolo, “Sadomasokissme”, al limite del ridicolo? No, assolutamente tutto questo è sbagliato e la band in questione, veneta per la precisione, è assollutamente geniale, un mini sussidiario di tutto ciò che è possibile creare e combinare al giorno d’oggi con ironia, frivolezza e piacere di suonare, riuscendo a dimostrare con estrema facilità quanto sia la padronanza degli strumenti in mano e la preprazione alle spalle. I Give Us Barabba, sono musicisti esperti, eccentrici e così folli da far sembrare semplice tutto ciò che in realtà è estremamente complesso; descrivere la proposta trattata all’interno di “Sadomasokissme” è estremamente arduo e complesso, poichè su dieci canzoni presenti, dieci sono gli stili creati e rimodellati per dar vita ad un sound unico e senza nessun canone compositivo, la sintesi pura del significato di avanguardismo musicale. Proviamo a raccontare qualche brano siginificativo, poichè un track by track completo sarebbe più dannoso che altro, venite con me per favore.
Iniziamo col dire che ogni singolo brano porta al suo interno, oltre che uno stile compositivo singolare e distante dagli altri, molteplici omaggi ad alcune canzoni più o meno famose del passato, inserite qua e la, per offrire il massimo comfort alla guida. Allacciando le cinture e noterete come Peppino Di Capri con ‘Champagne’ i Pooh con ‘Chi fermerà a musica’, Mo-Do con ‘Ein Zwei Polizei’, i Queen di ‘This Coul be Heaven For Everyone’ sino a ‘Furia Cavallo del West‘ e via dicendo compaiono stile intermezzo, quasi a voler ingannare e sorprendere l’ascolto, ingrassando ulteriormente la già incasinata dinamica creata della band. Andando dentro alcuni brani singoli viene in mente la geniale ‘My Review Sax’ e la sua verve jazz al 100%, piuttosto che il caraibico intermezzo di ‘Rio 2016’ arrivando sino alla power song d’altri tempi ‘Bambolardo’, con l’ingresso di Wanna Marchi dove i Rhapsosy (of Fire) si sentirebbero più che orgoliosi. L’idea di base può essere vista come l’unione perfetta dei Nanowar of Steele, mischiata con la complessità dei Maximum the Hormone andando verso l’ideologia compositiva dei Rancid di “Life Won’t Wait”, siuscendo ad intrappolare il tutto in un calderone metal-hard rock-fusion-jazzistico che prende il sopravvento su qualsiasi piano ideologio formatosi a priori. Questa autoproduzione, si fa per dire, non ha nulla da invidiare a molti gruppi sotto etichetta con tanto di pubblicità stratosferica alle spalle in quanto il livello prettamente produttivo è tra i migliori riscontrabile sul territorio: quanta bellezza.
Questi sono musicisti seri, che prendono in allegria e spensieratezza il creare canzoni con testi ironici, dimostrando quanto la loro cultura e preprazione musicale sia infinita e basata su degli studi accurati dello strumento; non sono improvvisazione senza un fine comune, tutto è palesemente al posto in deve essere con un perchè di fondo. Spesso ci si dimentica di quanto l’attitudine metal true al midollo sia nociva al fine vero e proprio, la musica è passione pura e i Give Us Barabba sono la summa di tutto quello che è oggi genio e follia, senza prendersi sul serio fino in fondo riuscendo dove in molti falliscono. Premiamo la genialità, l’istrionismo, l’irrefrenabile creatività a manifesto di quella scena underground che deve essere scoperta, poichè non ha nulla da invidiare alle produzioni estere. Made in Italy con orgoglio, bravi ragazzi!