Recensione: Saints and Sinners
Settimo album in appena quattro anni di vita dei Whitesnake, Saints & Sinners esce sul mercato nel 1982, e per certi versi è l’ultimo album di un’era della band stessa. Infatti questo è l’ultimo disco con 2 membri storici del gruppo, ovvero Ian Paice (che era un serpente bianco dal 1980, per un totale di 4 albums, questo incluso), e soprattutto Bernie Marsden, chitarrista presente fin dagli albori del progetto di Coverdale. Oltre a questi due illustri musicisti all’ultimo atto, il combo di David presenta una variazione di Line-Up rispetto al precedente “Come and get it”, ovvero la presenza alle backing vocals di Mel Galley, che da “Slide it in” in poi sarà anche il chitarrista che in pratica sostituirà Marsden. Musicalmente questo “Saint and Sinners” è davvero gradevole, una ottima fusione tra hard rock non pesante ma decisamente avvolgente, e un blues che è da sempre uno dei cavalli di battaglia di David e compagnia (non siamo ai livelli di Slide it In, ma le influenze blueseggianti si sentono eccome). Le dieci song presenti sono tutte abbastanza originali e varie fra di loro, mantenendo però in comune uno stile inconfondibile, già descritto sopra. Difficile sceglierne una preferita tra le migliori, perchè sono davvero tutte di livello molto simile, e non certamente basso (a parte un paio di tracce). L’esecuzione strumentale non ha pecche di sorta, e questo c’era da aspettarselo, visti i nomi e le caratteristiche degli esecutori, che sono una vera e propria garanzia, ma sopratutto salta subito all’orecchio come nessuno strumento spicchi particolarmente sull’altro, ma siano tutti fusi in un tutt’uno davvero notevole. Stesso discorso si può fare sulla voce di Coverdale, forse non al suo meglio di sempre, ma comunque ottima, e appunto tra le migliori, a mia memoria, ad amalgamarsi perfettamente col sound che la accompagna.
Questa settima fatica targata Whitesnake, che garantisce circa 40 minuti di ottimo intrattenimento, inizia subito con una canzone che reputo una perla, ovvero “Young Blood”. Traccia veloce, frizzante ma corposa nello stesso tempo, Young Blood presenta delle ottime guitar, una super tastiera di uno strapositivo Lord e una ritmica che nella sua linearità ma contemporaneamente pacata esplosività non può fare a meno di trascinare nell’occhio del ciclone chi apprezza la buona musica. Paradossalmente risaltano più le strofe rispetto al refrain. Bello il drumming iniziale che ci porta subito nel cuore di un’altro pezzo da 90 dell’album, ovvero “Rough an’ Ready”. Anche Rough si mantiene sulla falsariga dell’opener, con però a mio avviso più dinamicità e carica, anche grazie all’ottimo assolo e al davvero pregevole lavoro delle backing vocals. Peccato solo per la brevità della canzone stessa, che è seguita seduta stante da “Bloody Luxury”. Il riffing qui presente nulla ha da invidiare al Rock’n roll di annata, l’esecuzione è semplicemente perfetta, così come le combinazioni vocali, che si esaltano nel refrain, con una tastiera piacevole e sbarazzina, che dà dei veri tocchi di classe che paiono farci tornare indietro negli anni. Differente rispetto alle prime tre, simili, tracks è “Victim of Love”, un mid tempo deciso, dai riff chiari ma suadenti, che ci fanno asciugare un poco il sudore accumulato nel dimenarci precedente. Forse un gradino più sotto rispetto alle canzoni di apertura, Victim of Love rimane comunque un signor pezzo, testimone che la band non è orientata solo su “cose” veloci, ma sa variare, pur non perdendo quel dinamismo che si esprime, seppur più pacato, anche qui. Arriviamo quindi alla enfatica ed enfatizzata “Crying in the Rain”, altro mid tempo/lentone, forse il migliore in assoluto presente su Saints & Sinners. i riff iniziali sono splendenti, così come l’eccellente chitarra elettrica. Coverdale canta con molto carisma, e il tutto si concretizza in un lavoro splendido, che dura ben 6 minuti. Splendido il refrain, che mi fa molto di sentito a dire la verità (non ricordo dove, ma quei passaggi non mi sono nuovissimi), eppure rimane speciale ed esente da qualunque critica. “Crying in the Rain” sarebbe di sicuro la mia song preferita sull’album, se non fosse che è seguita da un altro pezzo che mi lascia sempre basito, ovvero “Here I go again”. Una tastiera davvero superba ci introduce in un clima di somma grazia, come sempre accentuato dalla pulizia vocale e dal sentimento che ci mette David nel canto. Dopo questa introduzione che è un misto tra lacrime e pelle d’oca, la song ritorna più prettamente rock, con la scesa in gioco delle chitarre e della batteria, ma il risultato sostanziale non cambia, semmai si impreziosisce e basta. E’ un delitto non aver mai sentito una canzone così, almeno per gli amanti dei lenti Rock. Si torna alla musica medio/rapida con “Love an’ Affection”, traccia ben ritmata, suonata bene, ma secondo me un pò banale e ripetitiva. Nel complesso pezzo sicuramente superiore alla media, come giusto debba essere per un pezzo Whitesnake, ma un gradino sotto tutte le altre song di questo album, ritornello escluso. Il livello qualitativo si rialza in maniera netta con “Rock an’ Roll Angels”, altra track Rock/blues dalla davvero ottima interpretazione. Ben composta e davvero carismatica, “Rock an’ roll Angels” se fosse suonata da una band dalle sonorità odierne lascrebbe probabilmente senza fiato, ma rimane comunque una track eccellente, seguita a ruota dalla discreta, seppur inferiore, “Dancing Girls”. Ennesimo pezzo di medio alta velocità e ritmica, “Dancing Girls” riassume in sostanza lo spirito dell’album, brioso e frizzante, e contiene in sè le caratteristiche già descritte negli altri pezzi veloci presenti sul CD. La pecca che abbassa la media della song è il tratto iniziale, onestamente un pò banale e ripetitivo. Decisamente meglio la seconda parte, che porta alla conclusiva title-track “Saints An’ Sinners”. Composta da tutti i membri della band, a dire il vero questa “Saints an’ Sinners” non mi piace molto, un pò scontata e noiosetta. Rimane da dire che però è cantata davvero bene, con un eccellente mix tra le backing vocals e la voce principale.
Sono passati 40 minuti e il disco, tra numerosi alti e qualche basso, è finito. Peccato, perchè è stato davvero un ottimo ottimo prodotto. Ai tempi avevo dato 85 a Slide it In, ora mi sono veduto costretto, dopo più ascolti, ad abbassargli il voto, perchè quell’85 appartiene a questo “Saints & Sinners”, gran lavoro di una grande band, lavoro che se non fosse per qualche song inferiore alle mie attese, avrebbe avuto un voto ancora più alto. Ma averne di dischi così.
Riccardo “Abbadon” Mezzera
Tracklist :
1) Young Blood
2) Rough An’ Ready
3) Bloody Luxury
4) Victim of Love
5) Crying in the Rain
6) Here i go Again
7) Love An’ Affection
8) Rock An’ Roll Angels
9) Dancing Girls
10) Saints An’ Sinners