Recensione: Saints And Sinners
Gli House of Lord esordirono nel 1989 con l’omonimo album, uno dei lavori maggiormente celebrati nell’ambito dell’hard rock più pomposo e melodico, grazie alle grandiose tastiere di Gregg Giuffria ed al canto encomiabile di James Christian. Dopo qualche anno di carriera, gli HOL si sciolsero, per riformarsi poi nel nuovo millennio, durante il quale hanno pubblicato album di ininterrotta e scintillante qualità, sotto la guida costante del vocalist (Giuffria ha lasciato, intanto, il mondo della musica rock, pur dando spesso qua e là comunque il proprio apporto ai lavori della band).
“Saints And Sinners”, il nuovo full-length con il quale gli HOL si ripresentano al proprio pubblico nell’anno domini 2022, è l’undicesimo della loro carriera, e vede ancora una volta il tocco sicuro del chitarrista Jimi Bell al fianco di James Christian. In una line-up parzialmente rinnovata rispetto al precedente album, spicca la presenza di Mark Mangold, glorioso maestro delle tastiere che ha militato in celebrate formazioni di melodic hard rock quali Touch, Drive She Said e American Tears nonché al fianco di artisti mainsteam come Cher.
L’album fresco di uscita si pone ancora una volta su un livello quantitativo elevatissimo, confermando il tipico sound della band, contraddistinto da un hard rock ad altissimo tasso di melodia, zuccherosa assai ma che mai oltrepassa il confine del melenso, nonché comunque e sempre carico di energia. Qui però, viene enfatizzata più che nel recente passato la componente pomp e quasi prog dello stile del gruppo, verosimilmente proprio in ragione della presenza di un tastierista dalla così vigorosa personalità.
Dimostrazioni di tale inclinazione verso il pomp sono House Of The Lord (un brano dall’incipit soft che diventa poi un midtempo evocativo con chitarre, tastiere e pianoforte in bella evidenza e, appunto, con sconfinamenti quasi prog), e Road Warrior (un veloce pop-rock che assume connotazione pomp in coda grazie alle vivaci fughe delle tastiere).
Mistress Of The Dark, invece, si muove nei territori di un hard rock a tratti settantiano e tenebroso, connotato da tasti d’avorio dal gusto vintage e tanta melodia, mentre Take It All è una ballata midtempo ad alto tasso di melodia con il canto di James Christian sugli scudi.
Parlando di ballads, l’unico vero e proprio slow del lotto è Avalanche, lentone emozionante per pianoforte e per voce, nel quale James Christian esibisce una prestazione maiuscola.
La sezione “hard” del disco vede ancora tra i brani più coinvolgenti proprio la title-track
Saints And Sinners (dall’ inizio arrembante e melodico, e dall’ alternanza tra attimi più riflessivi e travolgenti accelerazioni, e complessivamente dai tratti ultra melodici), Roll Like Thunder (nervoso ed energico class rock trafitto da riff scorticati e assoli vorticosi di chitarra), e, sulla stessa falsariga di quest’ultima, Razzle Dazzle (con qualche reminiscenza dei Queen) e Dreamin It All ( in pieno stile HOL).
A consentire la promozione a pieni voti di “Saints And Sinners”, oltre alla torrenziale profusione di cori melodici, alla grinta del sound complessivo, alla graffiante chitarra di Jimi Bell e all’ eccellenza pomp delle tastiere di tastiere Mangold, contribuisce, come sempre delle opere degli House of Lords, la cura estrema dei suoni che conferiscono profondità, nitore e patinatura com’è d’uopo in album di questo genere musicale.
Francesco Maraglino