Recensione: Sancta Delicta – Atto II
“Viviamo nella società del nessuno può farci niente” (Karl Kraus, 1916).
“Sancta Delicta – Atto II” è la seconda parte del penultimo disco dei Koza Noztra. La band pare infatti aver programmato la fine, della propria carriera così come della società bieca e marcia dove ci muoviamo come marionette fintamente inconsapevoli, o dalle menti troppo intossicate per guardare a capire cosa succede a un palmo dai loro nasi. E se per l’addio alle scene della band si può sperare in un ripensamento (stile Judas Priest per dirne una) o in una sarcastica sparata, per la fine della società pare proprio non esserci alcuna possibilità di scamparla.
È un metal intelligente il loro, si maschera con il gusto del grottesco, ma offre una narrazione da pugno nello stomaco. L’apertura con il singolo ‘Tempo Di Crisi’ è nera come la pece, un crescendo che porta dentro un riff epico corroborato da tastiere horror e belle mazzate da parte della batteria, prima che la voce declamatoria e beffarda de L’Onorevole inizi a stagliarsi su tutto. La parte strumentale della traccia, per il suo incedere heavy e il lavoro alla sei corde di Recupero Crediti (ben coadiuvato da Il Diacono), mi ricorda gli Avenged Sevenfold di “Hail To The King”. Il controcanto femminile de L’Annunciatrice accompagna il martellante refrain nel benedire la crisi… Poi uno squarcio e arriva il riff pesante di ‘Koza Noztra’, rifacimento in salsa heavy di “Ka-Ching” di Shania Twain e condotta da L’Annunciatrice. “La mafia fa per te” insiste un ritornello da presa immediata, e anche qui possiamo assaporare l’ottimo lavoro delle chitarre con melodie gemelle insieme a inserti di tastiere con quel gusto sempre lugubre e anni ‘70.
‘Essi Vivono’ accelera i ritmi e si presta a un sano headbanging e dal vivo non potrà che spaccare grazie anche al sarcastico coro. Un po’ di Iron Maiden, di Motorhead e quella chitarra sempre ficcante che piazza un assolo epico, moderno alla Synyster Gates (Avenged Sevenfold). Si consiglia la lettura del testo durante l’ascolto, anche se è difficile non farsi distogliere l’attenzione dal ritmo trascinante.
L’umanità da buttare via viene seppellita con la devastane ‘La Valle Dei Morti’, inframezzata da una scarica shred dello scatenato Recupero Crediti. L’old school metal ottantiano qui ha senso di rivivere tramutato in un teatro solenne che denuncia l’attualità sputandoci sopra con disgusto ma anche con l’atteggiamento supremo di chi sa e ha visto.
L’album, grazie alla durata contenuta, non lascia spazio ad alcun riempitivo, e ci fa passare bei momenti oscuri, sabbathiani, con la lunga e cadenzata “Illuminata/Magia Nera” dove la band ospita il cult hero del black metal italiano Agghiastru, prima di scatenare un’altra scarica elettrica con il riffone super classico di ‘Stato D’Assedio’, una traccia di valore assoluto con al centro un corpo strumentale epico e stradaiolo allo stesso tempo. Se “tutto brucerà” allora godiamoci le fiamme con questa hit nelle orecchie.
La strumentale “Requiem, In Un Battito Di Ciglia” è un’altra gemma oscura, doom nell’anima, malvagia come il ringhio di una bestia pronta a sfamarsi con la carcassa dell’umana sconfitta, l’abbandono finale che porta al ‘Coro Delle Ausiliare’ posto in chiusura, un circolo di streghe che intona un rito malefico, Lords Of Salem nostrano.
“Sancta Delicta – Atto II” è la definitiva discesa fino alle porte ultime del nostro inferno quotidiano, un abisso in cui lo Stato è il vero Dio della violenza e dell’orrore che santifica il delitto (proprio). Lo Stato è Sistema superiore alla somma delle sue parti. Esso è vivente, non controllabile. Un Dio che valuta la sua creazione solo in virtù di quanto e quando potrà essere utile alla sua stessa sopravvivenza. I Koza Noztra sono qui a raccontare quest’ingresso all’Inferno iniziato già da molto tempo, dopo aver varcato un orizzonte degli eventi da cui non si può tornare indietro.
È Natale, l’ennesima scusa per fingere inconsapevolezza. Siete ancora in tempo per regalarvi la colonna sonora della fine.
Simone “Svart” Volponi