Recensione: Sanctify The Darkness
La prima caratteristica che salta all’occhio di questi Suicidal Angels è il Paese di provenienza, vale a dire la Grecia. La seconda, che si scopre leggendo le note biografiche, è il modo in cui sono arrivati al contratto con la Nuclear Blast. Formatisi nel 2001, dopo due EP e l’album di debutto Eternal Domination, uscito per la californiana OSM Records, i Suicidal Angels ad inizio 2009 si sono recati in Germania per registrare il nuovo disco. In contemporanea, vennero a conoscenza del Rock The Nation award 2009, un concorso patrocinato da Nuclear Blast, Boomer Entertainment e dall’agenzia di booking Rock The Nation. La band ellenica si impone su oltre 1200 gruppi, e giunge quindi ai prestigiosi contratti, quello discografico col colosso NB e quello di management con Rock The Nation. A questo punto la strada è spianata, e Sanctify The Darkness vede la luce sotto i migliori auspici, complice la forte spinta promozionale messa in moto e le possibilità di tour che già da inizio 2010 vedranno la band impegnata in lungo e in largo.
Il debutto Eternal Domination, uscito nel 2007, era tirato, prodotto dignitosamente, e rappresentava un chiaro esempio di thrash cattivo e dalle tematiche fortemente anticristiane. I suoi aspetti negativi erano invece la ripetitività di fondo, gli assoli debolissimi e la voce di Nick. A Sanctify The Darkness, dunque, spettava un compito piuttosto arduo: oltre a perfezionare la proposta musicale della band, esso doveva essere quanto di meglio possibile, vista e considerata la visibilità di cui tale album godrà. Purtroppo per i Suicidal Angels, l’obiettivo non è stato centrato, ed i difetti del debut album continuano ad essere presenti. Ma procediamo con ordine.
Le coordinate stilistiche di questo lavoro sono evidenti sin dalle primissime battute: thrash metal old school che prende un pizzico di Sepultura per insaporire una pietanza a base di Slayer, i cui echi sono presenti per tutti i 38 minuti di durata del disco. Pronti via, Bloodthirsty, dopo una breve intro, parte con un riff che poteva tranquillamente uscire dalle menti di King o Hanneman. A dirla tutta, e volendo essere un po’ maligni, probabilmente dalle loro menti un riff del genere è già uscito in passato, ma con una incisività superiore. Il vero problema, però si presenta nel momento in cui entra in gioco la voce: gli aggettivi che si potrebbero usare sono molteplici, ad esempio debole, fiacca, non convincente in nessun aspetto, né tecnico né interpretativo, oltre ad essere spesso coperta dagli strumenti, non tanto per ragioni di mixaggio impreciso, quanto proprio per una scarsa forza del vocalist. I brani si susseguono, quasi sempre ingabbiati in una forma canzone rigida, ma proponendo qua e là qualche novità. In The Pestilence Of Saints si scopre che i nostri sono migliorati in fase solistica, pur non raggiungendo ancora livelli interessanti, mentre Inquisition con la sua intro blackeggiante ed il sound delle chitarre offre una variazione sul tema di buona fattura. La successiva Apokathilosis è violenta e supportata da un riff particolarmente azzeccato, ma nella parte in cui sarebbe dovuta partire una cavalcata spacca-collo si perde a causa di una sezione ritmica che, proprio in questo brano, mette in mostra dei limiti, a causa di parti di batteria molto poco potenti. Lo stesso difetto si può ravvisare in No More Than Illusion che, oltre ad avere qualche sottile richiamo agli Exodus degli ultimi anni, evidenzia ancora una volta delle parti di batteria incapaci di scatenare la giusta dose di energia, ragion per cui i riff tirati ed incisivi nella loro relativa semplicità perdono in efficacia ed impatto. Beyond The Laws Of Church è di stampo marcatamente slayeriano, ma della band americana i Suicidal Angels non riescono, per il momento, ad imitare il taglio feroce ed assassino di riff, né la carica travolgente sprigionata.
Dopo aver evidenziato le caratteristiche più significative dei brani di Sanctify The Darkness, è giunto il momento di trarre le conclusioni. I limiti di cui si è disquisito in sede di analisi lo rendono un album monco, nonostante una produzione che dà il giusto risalto agli strumenti ed i suoni generalmente buoni di cui gode. La carica che i nostri hanno non sempre viene incanalata nella giusta direzione, senza contare un’ispirazione che non è a livelli eccellenti, dato che di riff realmente memorabili non ne è presente neanche uno. A dispetto di ciò, però, è innegabile che la passione e l’impegno di questi ragazzi sia massimo, così come emerge nettamente la loro smodata venerazione per chi, questo genere, ha contribuito a definirlo. Per il momento imitano i mostri sacri senza essere ancora al loro livello, ma la lezione la hanno imparata piuttosto bene, dal momento che i brani qui proposti, presi singolarmente, possono funzionare, in particolar modo in sede live. C’è da crescere, però, altrimenti non riusciranno ad emergere e ad imporsi in nessun modo in un mercato difficile e saturo, e sarebbe un peccato sprecare l’opportunità che hanno a disposizione.
Luca ‘Nattefrost’ Trifilio
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Tracklist:
01. Bloodthirsty (04:48)
02. The Pestilence Of Saints (03:50)
03. Inquisition (04:38)
04. Apokathilosis (03:34) * MySpace *
05. …Lies (02:28) * MySpace *
06. No More Than Illusion (03:38)
07. Atheist (03:40)
08. Beyond The Laws Of Church (02:41) * MySpace *
09. Mourning Of The Cursed (01:55)
10. Dark Abyss (Your Fate Is Colored Black) (03:23)
11. Child Molester (03:38)
Line-up:
Nick – voce, chitarra
Panos – chitarra
Angel – basso
Orfeas – batteria