Recensione: Sarcator
I qui presenti Sarcator vengono dalla Svezia e prima di debuttare sulla lunga distanza con questo long playing hanno prodotto due EP nel 2019. Tre delle quattro canzoni contenute in quei mini sono finite anche nell’esordio omonimo, immesso sul mercato sotto le insegne dell’americana Redefining Darkness Records, la quale si era occupata anche di raccogliere i due EP in un’unica release (del 2020) intitolata “Visions Of Purgatory”. Ecco in breve il curriculum del quartetto di Trollhättan, Sin dalle primissime note di attacco di “Abyssal Angel” appare chiaro quale sia il faro che guida songwriting e strumentazione degli scandinavi, siamo in pieno Sodom sound, la derivazione è conclamata. Più in generale l’agguerrito e grezzo thrash tedesco (quello del trio Sodom/Destrucion/Kreator) rappresenta un’influenza marchiana nel modo di concepire la musica da parte dei Sarcator. Non si esaurisce tutto lì, gli immarcescibili Slayer sono sempre dietro l’angolo, a portata di mano (soprattutto in qualche stacco più arioso e dissonante, si veda a titolo di esempio “Decidal”), tuttavia è innegabile che Herr Angelripper e soci abbiano piantato un chiodo inamovibile nella fronte di questi quattro vichinghi, apparecchiandogli la tavola per ogni pasto giornaliero, colazione, pranzo e cena. I Sarcator non fanno della varietà e dell’eclettismo la loro radice sonora, l’album è tosto e compatto, intenso e violento quanto necessario per piacere ai thrasher più ortodossi, con il tupa tupa imperante e qualche raro stacco ad intervallare. La produzione però è discreta (in tal senso assai più cristallina di quella mediamente intestata ai Sodom, soprattutto ad inizio carriera), e l’ascolto scorre via facile, affatto complicato da grandi tecnicismi o colpi di testa. Si pesta a sangue, c’è poco da filosofeggiare. Per dire, “Circle Of Impurity” comincia con un arpeggio sinistro e delicato? Questione di pochi secondi, poi arrivano immancabili le roncolate. Un po’ di varietà in più non avrebbe guastato a mio gusto, ma se cercate il metal con la bava alla bocca e il testosterone in eccesso, senza preoccuparvi troppo di distinguere una canzone dall’altra ma lasciandovi bombardare dal flusso, qui avrete pane per i vostri denti.