Recensione: Saturn
Guido Campiglio è un giovane chitarrista italiano proveniente dai dintorni di Bergamo, cresciuto a pane e metal neoclassico, e con un passato in una cover band di Yngwie Johann Malmsteen (nello specifico, i Fire and Ice). Guido fa il proprio debutto da solista nel 2009 con Wood, un album acustico completamente strumentale discretamente accolto dalla critica, a cui fa seguito, a nemmeno un anno di distanza, questo Saturn, secondo full length ufficiale del guitar hero lombardo, pubblicato nel corso del 2010 dall’etichetta italiana SG Records.
Composto da solamente otto canzoni (per un minutaggio complessivo che si aggira intorno ai ventisette primi di durata), questo Saturn è un lavoro completamente strumentale, facilmente riconducibile al metal neoclassico sulla scia di artisti del calibro di Yngwie Malmsteen e Vinnie Moore, per un sound che tende a mescolare ritmiche di chiaro stampo hard n’heavy con influenze più marcatamente progressive-oriented (Symphony X su tutti). Un disco che vede come protagonista assoluto il buon Guido Campiglio (qui coadiuvato da Fabio Cariboni alla chitarra ritmica, Alfredo Grassi al basso e Francesco Marzetti alla batteria), un chitarrista piuttosto tecnico per quello che riguarda il lato prettamente esecutivo, ma che al tempo stesso non disdegna l’utilizzo di melodie più immediate e ad ampio respiro. Ma se le premesse a proposito di questo disco sembrano essere, almeno in questo senso, decisamente buone sulla carta, il risultato effettivamente conseguito non è, purtroppo, affatto dei migliori. I brani offerti all’interno di questo Saturn appaiono infatti un po’ troppo fiacchi e dispersivi, in larga parte estremamente ripetitivi e nel complesso privi del giusto mordente per poter fare presa a dovere sull’ascoltatore. Dei pezzi che, inoltre, presentano davvero poca personalità e una scarsa inventiva, piuttosto scarni a livello di arrangiamenti, e penalizzati ulteriormente da una produzione tutt’altro che impeccabile (un po’ troppo sporca e zanzarosa). Canzoni come l’opener Violet (abbastanza interessante da un punto di vista strettamente melodico, ma nel complesso davvero troppo scontata e ripetitiva), la roboante Mistery oppure la più neoclassica Saturn, nonostante il grande sfoggio di tecnica esibita non riescono proprio a convincere, perdendosi di continuo tra fraseggi un po’ troppo fini a sé stessi e passaggi eccessivamente freddi e stucchevoli. Vanno un po’ meglio le cose con la orientaleggiante Desert Storm o la più veloce e convulsa Rubik, ma non sono certo sufficienti per rialzare le sorti di un disco nel complesso poco riuscito e scarsamente coinvolgente.
Insomma, ci troviamo davanti a un disco decisamente trascurabile, poco interessante, e nel complesso assolutamente non sufficiente. Pochi sono infatti gli spunti degni di nota all’interno di questo Saturn, un disco che, a fronte di uno sfoggio di tecnica non indifferente, si dimostra abbastanza carente invece quanto a songwriting (troppo ripetitivo e scarsamente incisivo). Un vero passo falso per Guido Campiglio quindi, anche se siamo sicuri che, considerata soprattutto la giovane età del guitar hero lombardo, ci saranno tutte le possibilità per il futuro di dare alle stampe un lavoro ben più riuscito e coinvolgente di questo.
Lorenzo “KaiHansen85” Bacega
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Tracklist:
01. Violet
02. Saturn
03. Desert Storm
04. Rubik
05. Keep on Dreaming
06. Mistery
07. Wild One
08. India
Line up:
Guido Campiglio – Guitars
Fabio Cariboni – Rhythm Guitar
Alfredo Grassi – Bass, Lead Guitar in Wild One
Francesco Marzetti – Drums