Recensione: Saudades De Rock
Uno per uno, alla spicciolata, tutti i nomi che, in un modo o nell’altro, hanno ricoperto un ruolo importante nell’epopea hard rock che “conta”, sembrano destinati a ritornare in pista, strizzando l’occhiolino ad un mercato che, passata la tempesta, offre finalmente nuovi spiragli a questo tipo di sonorità.
È tempo di come back dunque anche per la coppia Cherone / Bettencourt, eccellente binomio d’artisti responsabile, in epoche remote, delle fortune della premiata griffe nota con il nome di Extreme, band capace, nel semplice volgere di tre soli album, di attestarsi ai confini della leggenda grazie ad una miscela musicale fatta di rock funkeggiante ed impennate d’acceso romanticismo in cui, le vocals di Cherone e la spettacolare abilità funambolica di Bettencourt, recitavano ruoli di assoluto primo piano.
Atteso da molti con grande curiosità ed un pizzico di scetticismo, “Saudades De Rock” è un disco che, pur suscitando dapprima qualche dubbio, ci consegna una prova 100% Extreme, infarcita da tutto quello che i fan del combo di Boston erano stati abituati a conoscere.
Altalenante ed all’apparenza insipido al primo passaggio, l’album richiede, infatti, qualche ascolto aggiuntivo per liberarsi dall’insicurezza in cui pare dibattersi inizialmente, acquisendo corposità e fascino mano a mano che il minutaggio cresce e la confidenza va a consolidarsi.
Un piacevole e grintoso hard rock pennellato di qualche tinta blues, s’impadronisce questa volta della scena, sgomitando con innegabile vigore su brani solidi e d’ottimo mestiere, il più delle volte, sostenuti da melodie gradevoli e ritornelli molto ben congeniati.
La falsa partenza della ripetitiva e banale “Star” è ben presto lenita dalla piacevolissima “Confortably Dumb”, pezzo che al secondo ascolto sa già di piccolo classico e dalle allegre ed incalzanti “Learn To Love”, “Take Us Alive” (spassoso country rock alla Johnny Cash) e “Run”.
Ma la vera classe di cui la band nordamericana è da sempre portabandiera, entra in scena nella seconda parte del cd, regalando una cinquina di canzoni davvero convincenti.
La potente “King Of The Ladies”, la bluesy “Last Hour”, la passionale “Ghost”, la delicatissima “Interface” e la punkeggiante “Flower Man” chiariscono, senza possibilità di smentita, che lo stile non è andato perduto e che la bravura nel comporre belle canzoni non si è per nulla annacquata con il trascorrere degli anni, consegnandoci un nucleo di tracce contornate da suoni curati e da un’esecuzione di primo piano che alla fine, convinceranno anche i più renitenti e dubbiosi.
Suggella un platter più che discreto un ulteriore elemento d’interesse, ovvero la rarità rappresentata da “Americocaine”, prima incisione del gruppo a livello professionale, risalente al lontanissimo 1985.
L’espressività di Gary Cherone è ormai ben nota, così come la straordinaria abilità nel giostrare riff da cardiopalma del grande Nuno Bettencourt.
Quando la coppia d’assi è accompagnata degnamente dall’altro membro storico al basso Pat Badger e dal neo assunto Kevin Figueiredo alla batteria (ex DramaGod e sostituto di Paul Geary) su brani solidi e dalle caratteristiche spiccatamente hard rock, il risultato non può essere che di buon livello e sicura godibilità.
Un album di “mestiere” che riserva molte più sorprese di quanto sospettato ai primi accenni per una band di grande talento, che ci auguriamo davvero rinata sotto i migliori auspici.
Ancora un altro gradito ritorno ed ancora un disco piacevolmente riuscito. Il 2008 sarà ricordato come l’anno della definitiva rinascita dell’hard rock?
Tracklist:
01. Star
02. Confortably Dumb
03. Learn To Love
04. Take Us Alive
05. Run
06. Last Hour
07. Flower Man
08. King Of The Ladies
09. Ghost
10. Slide
11. Interface
12. Sunrise
13. Peace
14. Americocaine (European Bonus)
Line Up:
Nuno Bettencourt – Chitarra
Gary Cherone – Voce
Pat Badger – Basso
Kevin Figueiredo – Batteria