Recensione: Savage Axe, Visions of Tomorrow & Demos
Ahhhh… il Belgio!
Terra inondata dal sangue sia durante il primo conflitto mondiale che durante il secondo, che ancora oggi non ha risolto le frizioni interne fra la propria popolazione di estrazione fiamminga e vallona. Un piccolo paese, capace però di divenire il Centro del Mondo per via delle due ruote, quelle con i tubolari stretti, consegnando campioni del ciclismo su strada della portata di Eddie Merckx, Peter Van Petegem e Tom Boonen, solo per citarne tre di numero. Classiche monumento quali Il Giro delle Fiandre, la Liegi Bastogne Liegi e la stessa Parigi Roubaix – francese, ma che al suo arrivo a Roubaix (Lille) lambisce i confini belgi – fanno parte dell’epopea dello sport tutto.
A livello di musica dura, il Paese delle Fiandre e della Vallonia, sulla spinta dell’etichetta Mausoleum ma non solo, ha saputo esprimere, oltre agli obbligatori Ostrogoth, anche realtà di sicuro interesse – non solo archeologico – quali Warhead, Acid, Pallas, Killer, Evil Sinner, Breathless, Trial, Drakkar, Dead Serius, Shell Shock, Cyclone, Death Squad, Target, Battlecry, Black Shepherd, Crossfire, Stingray, Breathless, Shoan, White Night e Hands of Mercy.
Fra i tanti nomi oscuri della propria storia, uno spazio se lo ricavarono anche gli Axel, provenienti dalle Fiandre orientali, combo che mai raggiunse la soddisfazione di un vero album ufficiale ma che inondò gli anni Ottanta belgi di demo tape. Oggi, grazie alle cure della sempre attenta label inglese Blood & Iron Records, autrice di ripescaggi spettacolari, sono disponibili ben tre Cd – suddivisi in due uscite distinte – che rendono finalmente giustizia a una band che s’è veramente sbattuta, più di trent’anni fa, per diffondere il Sacro Verbo del Metallo anche in quelle lande, come detto sopra ben più famose per motivi extra musicali.
La prima uscita griffata Blood&Iron si compone di due Cd, accompagnati da un succoso libretto di dodici pagine con tutti i testi, belle foto vintage della band e numerosi flyer d’epoca intitolata The Savage Axe Demos 83/86 che, come facilmente arguibile, tratta la prima parabola artistica della band. Il deus ex machina degli Axel è il chitarrista Stefaan Lambrecht che, insieme al drummer Filip Zahirovic, costituisce la colonna portante della band. Il resto della line-up, in linea con il periodo di fermento, vede l’entrata e l’uscita di un numero imprecisato di musicisti e di ben tre cantanti diversi nell’arco di altrettanti anni. Come immaginabile, la qualità delle registrazioni è quella che è, dalla valenza più che altro testimoniale, ma sufficiente a rimarcare il passaggio dall’hard rock degli inizi – i Kiss erano gli idoli incontrastati dei nostri – all’heavy metal stile Ostrogoth raggiunto nella metà degli anni Ottanta.
Ben diversa la portata e la caratura della seconda uscita, denominata Visions of Tomorrow 89/90 Demo & Unreleased, composta di un solo Cd, ben registrato e abbinato, al solito, a un booklet curato di dodici pagine con testi, foto e manifesti d’epoca. Dopo lo split registrato nel 1986, l’indomito Stefaan Lambrecht, unico rimasto delle vecchie formazioni, rimette insieme la band reclutando musicisti promettenti della propria zona e più precisamente: Chris De Grom alla voce, Franky Vandenbergh dietro i tamburi, Dominique De Vos al basso e Frank Deroubaix alla seconda chitarra.
Durante il 1988 gli Axel raccolgono parecchi consensi suonando duramente dal vivo fra il Belgio e la vicina Olanda e nel frattempo la line-up segna l’entrata di Peter De Bosschere al posto del transfugo Franky Vandenbergh alla batteria. E’ del febbraio 1989 l’uscita del demo Visions of Tomorrow, registrato sotto la supervisione del produttore Steef Verwee ma evidentemente qualcosa all’interno del meccanismo Axel si era rotto, per sempre. L’abbandono dell’antico nocchiero Stefaan Lambrecht sancì, di fatto, la fine dei “vecchi” Axel che, di fatto, continuarono ancora un po’ a portare in giro il proprio moniker fino a quando, di fronte all’ennesimo ‘no’ ricevuto per incidere il primo full length della carriera – incluso per intero nel Cd – decisero di chiudere baracca e burattini, nel 1990, per sempre.
Visions of Tomorrow 89/90 Demo & Unreleased si apre con gli undici pezzi di “Unreleased”, incredibilmente orfani del padre putativo Lambrecht, che lasciano davvero l’amaro in bocca nei confronti di un’occasione sprecata. Da parte di chi non è dato sapere, band esclusa, ovviamente. A partire da Out of this Room è tutto un festival dell’Hard’N’Heavy dalle chitarre Scorpions che si concede melodia a iosa nei cori e nei refrain. Il cantante Chris De Grom è uno che si sgola a fondo, senza risparmiarsi mai. Per trovare degli artisti similari in casa nostra basta scomodare Royal Air Force, Danger Zone ed X-Hero. I momenti migliori del disco rispondono ai nomi di Out of this Room, The Cycle Ends – tipica ballad da Rock Arena con accendini accesi al cielo – seguita degnamente dalla strappamutande Daydream Survival.
Diversa la situazione riguardante la seconda parte del dischetto ottico, dominata dal Visions of Tomorrow demo del 1989, con ancora il buon Stefaan Lambrecht al proprio posto, ove gli Axel pestano come ai vecchi tempi costruendo riff su riff all’insegna dell’heavy fucking metal duro e puro. Ancora una volta De Grom sugli scudi e notevoli le similitudini con gli idoli di casa Ostrogoth lungo tutti i sei pezzi proposti, sorretti dal chitarrismo granitico di Monsieur Lambrecht. Uniche concessioni alla melodia, Visions of Tomorrow e Fire in your Eyes.
Axel: un piccolo, grande pezzo di storia dell’HM europeo…
Stefano “Steven Rich” Ricetti
La copertina di The Savage Axe Demos 83/86, recensita nella prima parte dello scritto
AXEL, line-up primi anni Ottanta
AXEL, fine anni Ottanta