Recensione: Savage Souls
Seguo i teutonici Mystic Prophecy sin dall’acerbo debutto poi ristampato, Vengeance, e rimasi piacevolmente sorpreso dall’ottimo Regressus che, col suo US power-thrash metal strutturato su 12 pezzi pregevoli, mi aveva quasi convinto a ritenere il gruppo in questione, la risposta europea ai famosi Iced Earth di Jon Schaffer. Pensiero che si rivelò essere di passaggio e letteralmente distrutto col penultimo album, il predecessore del nuovo Savage Souls.
La Nuclear Blast (vecchia etichetta della band) si è accorta del fatale errore di valutazione e, non solo ha messo in vendita Never Ending (pochissimi mesi dopo la sua pubblicazione) a 3 euro nei festival europei e a 6 euro nei maggiori e più famosi mailorder ma, si è tenuta debitamente distante dal gruppo, evitando di prolungare il contratto e senza opporre la minima resistenza alle avances della Massacre Records, attuale label del quintetto.
Ma veniamo al nuovo nato per mezzo del quale, i Mystic Prophecy, riescono perlomeno a rialzare la testa grazie anche all’enorme fiducia riposta in loro dalla Massacre che li ha inseriti tra le priorità e comincio a segnalarvi che, Savage Souls è fortunatamente più ispirato di Never Ending (e diciamolo, ci voleva poco…).
Il carattere e l’attitudine dei brani proposti sono quelli di sempre, pertanto, non aspettatevi stravolgimenti nel songwriting o qualche sorta di innesto rivoluzionario ed è a causa di quanto appena enunciato che il sottoscritto si sente di consigliare il nuovo disco a coloro che si affacciano per la prima volta su un lavoro della “profezia mistica”, gli altri non rimarranno delusi ma, nemmeno ammaliati e con molta probabilità riporranno Savage Souls, dopo pochi giorni di ascolto furibondo, nell’apposito contenitore e sullo scaffale impolverato.
Le soluzioni ricercate risulteranno logorroiche dopo pochi ascolti anche se brani quali Master of Sins, la title track e In the Darkness godono di una certa freschezza nei cori ed un taglio pungente delle chitarre di Makus Pohl e di Martin Grimm (a tal proposito è giusto ricordare l’ottimo lavoro di produzione effettuato dal vocalist R.D. Liapakis e sempre professionale la fase di missaggio di Fredrik Nordstrom). Purtroppo la scarsa varietà nei ritmi, nelle strutture e il cantato fastidiosamente ordinario, tendono a stancare l’orecchio che a fatica riuscirà ad adattarsi a ben undici brani che viaggiano in una direzione pressoché univoca, e si tralasceranno, di conseguenza, i pezzi un po’ più deboli: nella fattispecie Sins and Sorrows, Victim of Fate (da non confondere col capolavoro Helloweeniano) e l’ultima Into the Fire.
Gruppo dalle enormi potenzialità mai espresse, insomma, gruppo al quale manca quel pizzico di genialità che li trasporterebbe in un’altra dimensione ed in un settore più consono ed affine alle loro (comunque buone) capacità. Mi sono permesso di essere un tantino esigente nei confronti dei Mystic Prophecy perché trattasi di una band dalla quale mi aspetto molto più di quanto da essa ad oggi presentato. Aspetterò il vero giorno del giudizio e, fino ad allora, mi consolerò con qualche buon pezzo da puro headbanging e nulla più. Riserve.
Gaetano “Knightrider” Loffredo
Tracklist:
1.Shadows Beyond My Soul
2.Master of Sins
3.Evil Empires
4.Savage Souls
5.In The Darkness
6.Deception of Hate
7.Sins and Sorrows
8.Best Days of My Life
9.Nightmares of Demon
10.Victim of Fate
11.Into the Fire