Recensione: Savages
Quanto ho sperato che “Enslaved” non fosse un secondo fuoco di paglia dopo quel nuovo corso artistico che Max Cavalera e soci avevano inaugurato con la release del 2010, “Omen”!
Ahhh… “Enslaved”, quel fantastico ottavo album in studio dei Soulfly, pubblicato a marzo 2012, era la perfetta evoluzione di quanto i Soulfly avevano proposto due anni prima con “Omen”. Le mazzate filo-thrash di quest’ultimo disco, caratterizzate dalla peculiarità del brillante operato di Marc Rizzo, sia riguardo le ritmiche, sia relativamente ai soli, aveva richiamato l’attenzione verso una band, da sempre sperimentale, che nella seconda parte della sua carriera (fino al 2008) aveva evidenziato una leggera inflessione artistica. Arrivò poi il già citato “Enslaved”, disco che riuscì a virare verso territori più hardcore e post-hardcore, trasformando ed estremizzando la battuta ritmica in un tuonare costante, aggressivo ed intimorente. Insomma, se può valere il detto: ‘non c’è due senza tre’, ci si doveva aspettare che la loro nuova fatica discografica ci regalasse qualcosa di ancora diverso, dal punto di vista stilistico, ma che continuasse sulla scia del grande impatto che la band stava proponendo da cinque anni a quella parte. Purtroppo, “Savages” alla mano, così non è stato, nemmeno se si considera che la lista degli ospiti chiamati a partecipare alla realizzazione di alcuni pezzi propone nomi d’eccellenza come quelli di Neil Fallon degli esclusivissimi Clutch, di Jamie Hanks (I Declare War) e di Mitch Harris dei leggendari grinder britannici Napalm Death.
“Savages” presenta tratti estremi, molto più simili a quelli presenti nei pezzi più deathcore che il gruppo ha composto nella propria carriera. Il problema di questo lotto di canzoni è che viene completamente meno l’impatto ritmico, il groove, sopratutto a livello di drumming. E poco conta che alle pelli ci sia il figlio di Max, Zyon Cavalera, potenziale talento in erba dal DNA ricercato. Per riuscir a trasformare le evolute idee di uno dei più grandi interpreti del thrash metal estremo a cui la storia abbia dato natali, è necessario avere tanta, tanta esperienza, esperienza che non si acquisisce per inalazione dell’aria che si respira in anni di tour bus in compagnia della band del papà.
“Savages” lascia trasparire la continuità di quell’approccio stilistico-compositivo che i recenti songwriting hanno proposto, ma qui non il tutto si realizza perché, senza voler sentenziare sulla buona volontà del giovane drummer in questione, è la batteria che pecca di poca violenza… Probabilmente ci vorrà un po’. È apprezzabile l’idea di investire sui giovani, ma come per tutte le cose fatte bene (e Max ci insegna che le cose si posso fare mooolto bene!), ci vuole tempo, anche perché, caro Max, questi non sono i giovani dei tuoi di tempi. L’esempio lo hai in casa: tuo fratello Igor, a diciannove anni, suonava la sezione ritmica alle pelli di “Beneath the Remains”! Da questo punto di vista non ci siamo. Non è poi che il resto sia particolarmente ispirato. Pure ciò che Rizzo è stato in grado di proporre nei precedenti full-length, qui non è più presente a quel livello qualitativo e non attrae come un tempo. E, a voler fare i pignoli, anche la copertina non è questo grande capolavoro.
Aspetti positivi del tutto sono la produzione, che risulta limpida e bella pompata come in uso in quel della Nuclear Blast Records, ed una serie di versioni speciali che faranno la felicità dei collezionisti. Oltre alla jewel case CD, “Savages” è disponibile in limited edition digpack CD, Doppio LP (black, red, limited edition clear vinyl, dark blue, boned coloured), slimepack CD boxset e digital download.
Concludendo, non mi sento di conferire la sufficienza a questo nono studio album, non perché tocchi il fondo, ma perché si poteva fare molto di più. Le competenze ed abilità del mainman e di Rizzo sono note. Resta il fatto che la band ha compiuto un piccolo scivolone (forse previsto, anzi ipotizzato…). I rigori li sbaglia chi li tira e rispettiamo l’inserimento dei giovani nel nuovo corso storico del metal. Chiuso qui. Attendiamo la decima release.
Nicola Furlan
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