Recensione: Save My Soul
Nati nel lontano 1991 dalla mente del singer Volker Walsemann, i tedeschi Poverty’s No Crime sono una di quelle band che non hanno mai preferito “osare” ed intraprendere la strada verso uno stile più personale, limitandosi semplicemente a comporre album tutto sommato discreti solo ed esclusivamente per la gioia dei propri fans. A quattro anni di distanza dall’uscita dell’ultimo The Chemical Chaos, il quintetto tedesco torna sul mercato con il sesto full-length Save My Soul.
Save My Soul risulta essere un lavoro che tende a mettere in risalto sopratutto la componente melodica della band tedesca, la quale decide di rimanere lontana dai tecnicismi e dalle complessità ritmiche che contraddistinguono i lavori di gruppi del calibro di Dream Theater e Symphony X, per concentrarsi sulla composizione di pezzi semplici, lineari e dotati di una buona componente sinfonica. L’inizio del disco è affidato ad una breve intro che fa da preludio per una veloce Oper You Eyes dotata di un riff con chiare influenze heavy, accompagnato dalle melodie sinfoniche delle tastiere che si mostrano subito superiori rispetto alle chitarre. Tastiere sempre presenti, e a dirla tutta, anche piuttosto invadenti quel tanto da riuscire addirittura ad oscurare in parte il lavoro delle chitarre; un fenomeno abbastanza spiazzante e quasi “fastidioso” che andremo a ritrovare durante tutto il percorso della tracklist. Velocità e melodia si fondono nuovamente insieme nelle successive Save My Soul ed End In Sight; entrambe le tracce riescono a richiamare alla mente le produzioni tipicamente power-prog di stampo teutonico, senza però distaccarsi da quegli standard semplici che contraddistinguono il sound della band di Volker Walsemann. Dopo questa sfuriata iniziale ad opera dei primi tre brani, si ha una sorta di rallentamento che caratterizzerà il restante della tracklist con un alternarsi di brani decisamente più lenti come la ballad The Key To Creativity, e brani che si reggono su mid-tempos come in The Torture o nell’incalzante From A Distance, quest’ultima molto melodica nel suo refrain piacevole e solare. Degna di nota anche la strumentale Spellbound, traccia che riesce a mettere in bella mostra una buona dose di tecnica ad opera di tutti i componenti della band. La conclusione è affidata alla lunga Break The Spell, traccia che pone fine ad un lavoro molto piacevole e che si lascia ascoltare tranquillamente e senza troppe pretese.
Nulla di nuovo quindi, i Poverty’s No Crime continuano a svolgere il proprio lavoro alla perfezione senza dare sfoggio di tecnicismi eccessivi, ma riuscendo a mantenere una classe e un certo tipo di gusto melodico che riescono a farsi apprezzare anche da chi non ha orecchie per intendere. Save My Soul, non sarà di certo il capolavoro che porterebbe la band a fare il tanto atteso salto di qualità, ma risulta essere ugualmente un disco ben composto e che si lascia ascoltare con tutta tranquillità.
Angelo ‘KK’ D’Acunto
Tracklist:
01 Intro
02 Open Your Eyes
03 Save My Soul
04 End In Sight
05 The Key To Creativity
06 In The Wait Loop
07 The Torture
08 Spellbound
09 From A Distance
10 Break The Spell