Recensione: Save You
Nel 1986, a Genova, ci fu una band che, insieme con i Necrodeath, a “botte” di flyier sparsi lungo tutta la città con annessa multa dei solerti vigili, richiamò 700 persone paganti presso il Teatro Verdi. Qualche sapientone dell’ultima ora, ma anche alcuni vecchiacci che allora già c’erano potranno obiettare con il sempiterno: “Si, ma…” e poi vai di retorica spicciola sino al termine. La verità è che per fare certi numeri bisognava avere le carte in regola, anche a metà anni Ottanta, benché senza dubbio fosse un po’ più semplice: meno concorrenza, meno eventi, più metallari in giro, più voglia di Acciaio dal vivo.
Gli Hate, i “ragazzi” di Piazza Brignole, seppero infiammare Zena come si doveva, quella notte, e la loro favola si concluse solo tre anni dopo, anche a causa di un torbido suicidio, quello del chitarrista Daniele Ainis, lasciando in dote, per i posteri, un paio di demo: Shoot at Sight (1986) e The Warder (1987).
Quando tutto il mondo degli amanti del Metallo Italiano dava ormai per morto e sepolto il moniker Hate, nel 2018 avviene il miracolo: Enzo Vittoria (basso e voce), David “Dido” Caradonna (chitarra) e Luca Lopez (batteria) rimettono insieme il vecchio arsenale e sparano sul mercato il Cd Useful Junk. Grazie agli antichi compari Necrodeath gli Hate si imbarcano in tour e si tolgono di dosso le ultime ruggini, tornando a spaccare dal vivo come ai bei tempi. La cosa “gira” bene tanto che nel 2020, dopo l’entrata di Davide Faccioli al posto di Caradonna, è la volta del secondo album, Save You.
Il Cd vede la luce per la Diamonds Prod, esce in sole cento copie e si accompagna a un booklet di dodici pagine con tutti i testi, una foto della band nelle due centrali e le specifiche, brano per brano, di chi si è occupato di che cosa, ospiti eccellenti inclusi, numerosi.
Save You è un concentrato di freschezza, declinato lungo undici pezzi, nonostante alle prese con i vari strumenti non vi sia gente di primo pelo. Della serie: la classe non è acqua!
Le bordate hard rock prendono inizio sin da “Break It” e si concludono undici stazioni e cinquantadue minuti dopo, su “Save You”, la title track. La voce di Vittoria è penerante, arriva direttamente al cuore. Dietro questo disco v’è passione, esperienza e un sogno, nato in quel della città della Lanterna a inizio anni 80. Lopez e Faccioli sono al servizio del pezzo e non di loro stessi e il risultato alle casse è un suono robusto, sanguinante hard rock puro, tanto figlio dei Led Zeppelin quanto dei Motley Crue, il tutto imbevuto della giusta dose di possente rock’n’roll. Una miscela suonata con veemenza, va precisato.
Fra i picchi si registrano “Break It”, tipica traccia da rock arena, poi “First Love”, arrapante e sinuosa con Faccioli che si diverte a riandare a Wolf Hoffmann. Mazzate heavy metal assicurate su “On Fire”. Accendini al cielo per i cinque minuti scarsi di “I’ll Be There”. Da segnare sul taccuino, infine, “Angel On The Run”, ballata sofferta e carica di pathos.
Gli Hate (qui il link al loro profilo Fb) sono tornati e ci sanno fare ancora, belìn se ci sanno fare!
Stefano “Steven Rich” Ricetti