Recensione: Scapegoat
Gli Irreverence arrivano da Milano e il loro è un nome ben noto nell’underground italico. I Nostri, fautori di violentissimo thrash-death, calcano infatti le scene dal lontano 1995. Cinque full length all’attivo, il più recente intitolato “Still Burns” (qui la nostra recensione), uscito nel 2018. L’ultimo parto in casa Irreverence, però, è l’EP “Scapegoat” che ci troviamo a curare in queste righe, uscito nel 2020, l’anno che ha cambiato completamente le nostre vite. “Scapegoat” si presenta come un prodotto in pieno stile Irreverence, semplice nella sua struttura ma efficace, uno di quei lavori che sanno come far scapocciare l’ascoltatore. “Scapegoat” si compone di quattro tracce, una inedita, la titletrack, e tre canzoni provenienti dal passato del combo milanese, riarrangiate per l’occasione. Il risultato è un EP in your face, che saprà far felici i fan della band. Come detto poco sopra, d’altronde, “Scapegoat” è un lavoro in pieno stile Irreverence: chi conosce il quartetto milanese sa cosa aspettarsi. Nel bene e nel male, verrebbe da aggiungere. Sì, perché se da un lato i nostri confermano la violenza e l’impatto che da sempre contraddistingue il proprio sound, dall’altro le composizioni continuano a evidenziare alcuni limiti. La struttura semplice, di cui accennavamo poco sopra, sembra infatti studiata per ottenere la sua massima resa in sede live. L’assalto frontale che caratterizza i pezzi, i rallentamenti, le ripartenze tutto sembra essere studiato per garantire la massima resa durante un live show. Su disco, invece, le parti risultano ben presto di facile lettura rendendo in questo modo le composizioni prevedibili. Se a questo sommiamo una produzione che avrebbe meritato un po’ più di attenzione possiamo dire che, purtroppo, “Scapegoat” non ci convince appieno. Resta il fatto, però, che anche con questo EP gli Irreverence mettono in mostra una fede unica nel metallo pesante, una convinzione che li spinge ad andare avanti, sempre e comunque. Questa è l’essenza dell’underground. E proprio per questo, sebbene “Scapegoat” non ci abbia convinto del tutto, per il credo espresso dal combo milanese, gli Irreverence meritano il nostro supporto incondizionato.
Marco Donè