Recensione: Scare Force One
I mostruosi hard rocker Lordi, assieme al Comandante Mr.Lordi, l’equipaggio composto da Hella alle tastiere, Mana alla batteria, OX al basso ed Amen alle chitarre, vi danno il benvenuto a bordo dello Scare Force One. La destinazione del volo è ignota. Le condizioni atmosferiche all’esterno del velivolo sono infernali. Il tempo stimato di percorrenza è di circa cinquanta minuti, anche se l’atterraggio non è garantito. Buon viaggio!
La compagnia aere… ehr… la band finlandese giunge con “Scare Force One”, uscito il giorno di halloween, all’ottava release sul mercato a poco meno di due anni dal predecessore shakespeariano “To Beast or not to Beast”. Chi si aspettava mostruosi cambiamenti nel genere e nello stile del già di per se abbastanza mostruoso gruppo, ammesso che ancora ci siano due o tre persone che sperano in questo e che non siano state ancora divorate vive, rimarrà certamente deluso. Per tutti gli altri, qualche scorrazzata a bordo dello Scare Force One presidenziale sembrerà un viaggio obbligato, oltre che di tremendo piacere.
L’album torna alla tradizionale SCG (Scartic Circle Gathering) come opener: “SCG7: Arm Your Doors And Cross Check” è infatti l’invito corale ad allacciare le cinture prima del decollo: sarà “Scare Force One” a riportarci nelle ormai celebri ambientazioni da B-movie horror a suon di hard rock alle quali siamo abituati da oltre un ventennio, col solito ritornello trascinante ed un buon ponte, riprendendo nella parte strumentale la melodia dell’intro. Per un’esperienza davvero cinematografica, è fortemente consigliata la visione del videoclip, con una regia di livello più elevato rispetto a quanto visto nel recente passato.
Qualora il decollo si fosse rivelato troppo irruento, senza neppure un countdown, la band si scusa cantando in coro da 10 a 0 nel ritornello di “How To Slice A Whore”, a mo’ di numero di telefono per contattare chi ci insegnerà come affettare una prostituta, neppure fossero gli olandesi Prostitute Disfigurement. Truculento.
Il viaggio prosegue attraverso le fobie più comuni trattate con grande ironia: dai clown ai fantasmi ai mostri in genere; dalla cantilenata “Hell Sent In The Clowns” (“Clowns are coming”, per chi non l’avesse capito) alla classica “House of Ghosts” alla rockettara “Monster is my Name”, tutti brani impreziositi da un buon lavoro d’atmosfera ed effetti alle tastiere e da riff e giri facili facili, con ritornelli sempre orecchiabili e divertenti, che già al secondo volo li hai stampati in testa e li canti in coro con tutti i passeggeri come se viaggiaste su quella tratta da una vita.
Per non farsi mancar nulla, dopo aver ripassato i numeri si passa allo spelling di “D-E-A-D”, “Cadaver Lover”, a tema di necrofilia. Curioso che l’amante dei cadaveri narrata nelle liriche sia una donna. Decisamente intrigante per gli amanti dello humor nero: “Cadaver lover, cadaver lover/ She’ll never love you alive/ Cadaver lover, cadaver lover/ To lover her is to die”. Pausa caffè con lo steward Amen alle chitarre acustiche in “Amen’s Lament To Ra II” (il primo lamento è due album fa), ad aprire “Nailed By The Hammer Of Frankenstein”, primo singolo del disco un po’ banalotto, che ai tempi del lyric video non mi fece ben sperare sulla riuscita dell’album.
Ancora rock mostruoso a palate prima dell’atterraggio con il mid-tempo “The United Rocking Dead” e la successiva “She’s a Demon”; l’impressione è che la seconda parte del disco non renda quanto la prima, forse perché otto album molto simili iniziano ad essere tanti, forse perché dopo un ottimo decollo ci apprestiamo ad atterrare. Ce lo dimostrano le inquietanti vocine infantili della cucina di Hella, che ci regala qualche nota al pianoforte.
Saluti finali al Presidente, in “Sir, Mr. Presideath, Sir”, brano nel quale può essere scorta una qualche critica sociale all’omaggiare acriticamente il passeggero dell’Air Force One col suo tappeto rosso… ed è forse così che, metaforicamente, il viaggio si conclude: non tanto con un atterraggio, quanto con un ritorno dal mostruoso volo della realtà parallela al volo mostruoso del mondo reale, ipocrita ed egoista come le parole del capitano dell’aereo, che in chiusura chiama a rapporto Charlene ed Evilyn (già note ai fan della band) nel bagno del velivolo.
“Scare Force One” è in definitiva il solito disco dei Lordi, che si distanzia dal diretto predecessore con una qualità più uniforme dei pezzi ma senza hit di vero rilievo (non sono più i tempi di “Hard Rock Hallelujah”, ma questo lo sapevamo), con uno stile leggermente più pesante ed un uso più calibrato delle tastiere. Difficile mettere in discussione la qualità intrinseca del lavoro, che senza dubbio sarà apprezzato sia dai fan che dagli avventori senza troppe pretese, nella sua semplice ed azzeccata ricerca di ritornelli gustosi e situazioni tetre ed inquietanti. Siete pronti al decollo?
“In the air a frightful thing
Part animal, part machine
Swooping down on bat like wings
To shred using razor teeth
Death from above mercilessly
Annihilate everything!”
Luca “Montsteen” Montini