Recensione: Scars
A qualche mese dalla pubblicazione dall’EP “Rise From Treason”, ecco arrivare l’esordio sulla lunga distanza dei The Resistance, che ricordiamo essere la nuova band dell’ex-In Flames Jesper Stromblad. Per ulteriori ragguagli sulla formazione e sulle modalità che hanno portato alla nascita del gruppo, vi rimandiamo alla recensione del predetto mini-CD poiché in questa sede è giusto soffermarci sulla musica di “Scars”.
Il disco conferma appieno le impressioni già suscitate dal suo predecessore: ci troviamo dinanzi a un corrosivo esempio di death svedese della vecchia scuola (lato Stoccolma per essere chiari, quindi nessun rimando al death melodico e al cosiddetto ‘gothenburg sound’), misto a thrash metal e hardcore. Per farla molto breve, i nomi che potete prendere come riferimento possono essere quelli di Entombed (“Left Hand Path”), Slayer, The Hunted e Hatebreed.
Chiaramente, la caratura dei musicisti coinvolti rende pressoché impossibile l’approssimarsi di una versione metal dell’ormai mitica pecora Dolly e quindi, per quanto inevitabilmente derivativo, il suono degli svedesi riesce a offrire spunti interessanti e apprezzabili. Elemento imprescindibile e dominante in proposte del genere è la violenza sonora, che qui viene elargita a palate dalle dodici schegge impazzite della durata media di tre minuti e mezzo che vanno a comporre il disco.
Sottolineerei particolarmente il lavoro della sezione ritmica e di un indiavolato Christofer Barkensjo alla batteria, oltre alla prestazione maiuscola di Marco Aro alla voce che conferma, se mai ce ne fosse bisogno, il suo ruolo primario tra i cantanti estremi odierni. Dulcis in fundo, le due chitarre del già citato Stromblad e di Glenn Ljungstrom forniscono un arsenale di riff ‘slayeriani’ e armonizzazioni che riescono a rendere un po’ meno monocorde la proposta, anche se proprio l’eccessiva omogeneità e staticità stilistica è forse l’impedimento maggiore dei The Resistance, visto che questa pecca emergeva chiaramente fin da “Rise From Treason”.
I brani pur non facendo gridare al miracolo e non aggiungendo sostanzialmente nulla di nuovo, sono quasi tutti godibili se amate le mazzate tipiche di questo stile, ma ascoltando il CD alla lunga tendono a stancare, proprio perché molto simili gli uni agli altri. Comunque sia, canzoni come “Imperfected”, “The Serpent King”, “Eye For An Eye” e “(I Will) Die Alone” si fanno senz’altro rispettare, ‘ignoranti’ e senza troppe pretese se vogliamo, ma validissimi per farvi scapocciare di gusto.
Se siete degli amanti delle sonorità testé descritte, “Scars” è un disco da possedere, avrete di che trarre assoluto godimento anche perché è uno dei migliori di questa corrente usciti negli ultimi anni; se invece, come me, bramavate da Jesper un ritorno a quelle sonorità (e qualità) che ci fecero perdutamente innamorare degli In Flames, beh mi spiace deludervi, quei tempi sono forse definitivamente tramontati.
Matteo Di Leo
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