Recensione: Scarvest
Nuove leve al lavoro; carne fresca per la bocca buona dei deathster. I Symbolic, giovanissima band bavarese al suo secondo lavoro da studio, dimostrano, con questo Scarvest, di avere le idee ben chiare su come affrontare la sfida del mercato discografico. Figli fin troppo scontati del death melodico di stampo nord europeo, fin dal primo ascolto, danno prova di poter contare su una preparazione ed una perizia da primi della classe.
Già le prime note di Everlasting mettono in mostra una produzione invidiabile e variopinta, ricca di spunti interessanti che non sono affatto scontati, tenendo sempre conto dell’età anagrafica del combo. Le bordate cariche di melodia di brani dalla lunghezza media abbastanza estesa sono chiaramente figlie dei Children of Bodom più diretti e di certi In Flames più in palla, ma non sfigurano, e questa è una notizia, di fronte a tanto celebri padrini. The Greed e Achilles’ Sons trascinano in cavalcate infinite che brillano del lavoro certosino di Stefan Pfaffel e Andreas Schiegl alle chitarre: vero marchio di fabbrica e fiore all’occhiello di questa tracklist. Una sessione ritmica pulita e precisa fornisce il tappeto giusto di potenza e velocità, concedendosi anche qualche rallentamento e qualche sincope, come nell’imperiosa titletrack che spezza decisamente il ritmo dell’album, anche grazie al contributo della successiva, quanto classica, strumentale acustica MySery.
Si ricomincia a picchiare duro con Bittersweet che, tenendo fede al suo nome, alterna ritmiche direi “sbarazzine” all’aggressività del growling di Bastian Löser: uno che abbraccia varie tonalità del “suonare abrasivo”, dal modello “troll di caverna” allo screaming più acido ma, tra digressioni funamboliche infinite ed ostentazione di un sound tanto tosto quanto un po’ artefatto, ci si accorge che il meglio sta nella doppietta di chiusura.
Down to Zero è una mazzata thrasheggiante che sembra dedicata a certi Machine Head fine anni ’90, mentre l’enigmatica 7H8P7P5H7 si candida al premio come brano più divertente dell’intero lotto, con il suo riff a molla che resta stampato in mente, come pochi in questo album, e tanto di sgroppata finale.
Trascurando la discutibile coda techno del disco, si può dire che questo Scarvest è un prodotto tra i migliori usciti nel reparto “giovani virgulti”. Uso la parola “prodotto” non a caso, visto che, pur riconoscendone la qualità, non mi ha lasciato le emozioni cui mi ha abituato il death nella mia lunga carriera di ascoltatore. Certamente un buon antipasto di certe sonorità per quelli più giovani di me, che comunque faranno bene a tenere d’occhio una band come i Symbolic che sa unire buone idee, ottimo piglio e mezzi davvero discreti!
Francesco ‘Darkshine’ Sorricaro
Tracklist
01. Everlasting 05:17
02. The Greed 07:41
03. Achilles’ Sons 05:07
04. Scarvest 05:19
05. MySery 02:28
06. Bittersweet 05:35
07. Down to Zero 04:38
08. 7H8P7P5H7 06:57
Durata totale 43:02
Line-up
Bastian Löser – voce
Stefan Pfaffel – chitarra
Andreas Schiegl – chitarra
Sebastian Kister – basso
Tobias Schill – batteria
Discutine sul topic relativo al death metal!