Recensione: Scattered Horizons
Dopo un primo demo (registrato nel 2002 ma mai reso pubblico) e dopo un secondo realizzato nel 2009, gli austriaci Siren’s Cry giungono al traguardo del debutto discografico nel 2013, rilasciando questo “Scattered Horizons“.
Il lavoro è ben esaltato da una copertina di ottimo impatto visivo che si prefigge lo scopo di anticipare quello che sarà il percorso artistico che i viennesi intendono seguire nel corso dell’opera.
Le figure principali di questo giovane quintetto sono quelle del chitarrista Philip R. Porter e della bella vocalist Katie Joanne, coppia che costituisce il fondamento compositivo sul quale è costruito questo esordio quantomeno interessante.
“Introitus“ è la breve intro strumentale cui è affidato il compito di inaugurare l’opera, piacevole ma in verità piuttosto anonima ai fini di un album che può davvero partire con la ben più convincente “S3V3N“, opener articolata, in grado di porre da subito in risalto le notevoli capacità tecniche dei singoli musicisti, abili nell’allestire una serie di riff rocciosi e cupi, dettati dalla sei corde di Porter e dalle tastiere del bravo Michael A. Sisko.
Un impasto sonoro sul quale si staglia la suadente ed energica voce della dolce cantante, a generare un vortice di adeguata teatralità unito alla potenza del classico progressive metal, che non perde occasione di rievocare lo stile degli americani Symphony X.
La successiva “Oratory & Sins“ mostra invece il lato più Heavy del quintetto austriaco: squarciata dai feroci riff chitarristici, accompagnata da una sezione ritmica dilaniante e addolcita solo dall’ugola della vocalist, la melodia arriva a far filtrare un po’ di luce nel chorus centrale, armonico e vincente.
I Siren’s Cry danno poi libero sfogo alla propria vena creativa che, con la suggestiva ed intricata “Elegy Of R’lyeh“, pare godere di ottima salute. In questo caso ecco una piccola suite in cui melodia e perizia tecnica sono bilanciate alla perfezione, richiamando ancora alla memoria lo stile tipico del gruppo guidato da Michael Romeo.
“Draconian Spectrum“ arriva quindi a devastare le orecchie del malcapitato, tenendo l’ascoltatore in una stretta morsa d’acciaio per concedere respiro solamente nell’arioso refrain, perfetto nello spezzare la notevole potenza sprigionata dal combo. La sensazione tuttavia, è che il gruppo viva costantemente nell’ombra dei padri Sympohny X, denotando così un’eccessiva mancanza di personalità.
Nonostante questo aspetto rilevante, è comunque innegabile la bravura del quintetto che prosegue su livelli eccelsi con la sublime “Cold Amber & Scalding Tears“, per dare poi spazio alle note della lunga e sinfonica “Sahara Sagas Pt I“: oltre nove minuti di sgargiante power progressive metal, non originale, ma di sicuro impatto, in cui ogni elemento della band riesce ad emergere in modo significativo.
La più breve e diretta “Serpents Of War“ evidenzia nuovamente l’anima più Heavy e spietata del combo viennese, arrivando ad allestire un coro imperniato su velocità sostenute in grado di esaltare le melodie operistiche create dalla vocalist.
Con la lunga e gelida “A Controversial Mind“ (questa volta più in stile Dream Theater), cala il sipario su questo primo lavoro affrescato dai Siren’s Cry.
Unesordio sicuramente compatto e soddisfacente, per un gruppo di musicisti che deve solamente imparare a fare un maggiore affidamento sulle proprie capacità creative, senza partire (e patire) da quanto proposto negli anni da simboli del genere come Symphony X e Dream Theater.
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