Recensione: Scene of the Cryme
Una lunga e travagliata storia quella di questi Cryme, metal band belga che vede solo ora, a undici anni dalla sua formazione (e a circa sette dal suo split!) l’uscita del loro primo full lenght.
No, non si tratta di una reunion come forse sperato da qualche metalhead più datato, ma della riproposizione delle loro vecchie canzoni registrate a più riprese durante gli anni ’90, finora disseminate in demo e compilation varie, e che adesso Laurent Piette, proprietario della Painkiller Records, amico e fan di vecchia data di Pat Lemoine e soci ha pensato bene di raccogliere in un nostalgico debut per omaggiare l’ormai disciolto combo e far riscoprire il loro fascino a fan vecchi e nuovi.
L’artwork piuttosto semplice che veste questo tardivo debut, si vivacizza però grazie ad una simpatica copertina del grande Kris Verwimp, incredibile artista già autore delle cover di Absu, Månegarm e Liar tanto per citarne alcuni, anche se qui alle prese con temi meno oscuri.
Così se le apparenze non giocano troppo a favore del gruppo la loro musica fa la differenza.
Queste 10 tracce rappresentano una vera e propria fotografia del gruppo immortalato in tutte le sue varie fasi: da quella più heavy a quella più rockeggiante.
Frettolosamente definita con la semplice dicitura “metal” dalla loro label, la musica dei Cryme rappresenta un polveroso incrocio tra la sterrata strada del rock americano old school e quella asfaltata, a suon di metal, il quale porta idealmente ai primordi dell’heavy.
Ad ascoltare bene il cd se ne coglie la sua essenza “sincera”, figlia dei tanti miti provenienti dalla grandeur metal degli anni ’80, ma non solo: il loro heavy, neanche troppo tradizionale, e che non perde occasione di tingersi di tinte thrash, à la Helstar giusto per intenderci, subisce spesso contaminazioni di power metal ottantiano con scontato riferimento ai giganti del genere.
Il doommoso inizio dell’opener, Midnight Sun, fa quasi da intro a uno degli episodi migliori dell’intero lotto: un ottimo brano che subito emana un sapore fortemente “retrò” con chitarre capaci di deliziare con simpatici giretti esaltati da una massiccia sezione ritmica e accompagnate da un cantante nient’affatto malvagio! A colpire, oltre alla bellezza propria del brano, è la passione e l’entusiasmo di quegli allora ragazzi che, a distanza di oltre un decennio, ancora trasudano in abbondanza dagli speaker dello stereo contaminando l’ascoltatore e facendogli compiere un piacevole salto nel passato.
Una sensazione che si ha, in particolar modo, con la rockeggiante You Won’t Last (Any Long), con la vellutata Sweetest Crime, gradevole semi-ballad, e pure con la bellissima Just Another Tale, sorretta da un basso meritatamente in primo piano e da chitarre che a tratti rimandano vagamente a certi Guns’n Roses degli inizi …e scusate se è poco!
Più thrashy risultano, invece, Moskow Girls e Razor Edge dalla possente andatura, dove il five-piece lascia ampio spazio al suo lato meno gioioso, creando sound compatto, un vero e proprio bulldozer in movimento, come accade anche con la lunga Crocodile Pit o con la tiratissima Blood Sweat And Tears, seppure in quest’ultimo caso con entità minore.
Assolutamente da non tralasciare la grintosa Detoxicated, anch’essa dall’inizio piuttosto doom, capace poi di aprirsi in inaspettate atmosfere, particolarmente soft, alternate con il dolce canto di soavi sei corde incredibilmente emozionanti.
Un po’ sperimentale, e non solo per quei tempi, Gone But Not Forgotten, l’ultima traccia che lascia perplessi sulla sua effettiva riuscita, vista la tante carne al fuoco in essa presente, comunque assimilabile dopo ripetuti ascolti.
Scene of the Cryme, a conti fatti, si conferma quindi un buon album e non una delle tristemente numerose operazioni commerciali capaci solo di impoverire realtà altrimenti molto valide.
Ecco, così, che rispolverando dal passato questi compianti Cryme (perdonate l’irresistibile gioco di parole) si respira finalmente una ventata di metal genuino, “true” tanto per cambiare, in grado di aprire una piccola finestra sul passato dalla quale poter far affacciare attempati nostalgici e curiose nuove leve, ammaliandoli con le sonorità di una band troppo prematuramente scomparsa.
Emilio “ARMiF3R” Sonno
Tracklist:
01. Midnight Sun
02. Razor Edge
03. Just Another Tale
04. Blood Sweat And Tears
05. Sweetest Crime
06. Crocodile Pit
07. Detoxicated
08. Moskow Girls
09. You Won’t Last (Any Long)
10. Gone But Not Forgotten