Recensione: Scourge Of The Formless Breed
Poco più di mezz’ora è sufficiente ai piemontesi Septycal Gorge per plasmare il proprio archetipo di feroce e chirurgica brutalità. Nove sono le tracce che contribuiscono a comporre questo nuovissimo Scourge Of The Formless Breed, ma per concept e compattezza, sono un’indivisa e completa esperienza sonora all’interno del mondo technical brutal death metal.
Li avevamo lasciati ai tempi di Erase The Insignificant del 2009: cinque anni prima di rilasciare il suo seguito, cinque anni utili a consolidare sia la notorietà della band in Italia e all’estero, sia l’esperienza live che sicuramente ha contribuito a completarne e ad arricchirne le capacità compositive. Allo stato attuale, i Septycal Gorge suonano infatti pienamente maturi e rodati, nonostante la tutto sommato limitata discografia. Scourge Of The Formless Breed (completamente autoprodotto dalla band) è indiscutibilmente un lavoro che si appresta a divenire punto di riferimento per la scena italiana e non. Death metal brutale e tecnico, si diceva; la primissima caratteristica che risalta all’orecchio è proprio il perfetto amalgama tra questi due elementi: i Septycal Gorge annichiliscono con stile, se l’ossimoro è concesso: la potenza è nulla senza controllo, recitava uno slogan qualche anno fa, e tale affermazione sembra calzare a pennello per l’ultima fatica della band piemontese, che attacca dall’inizio alla fine, ma la sensazione è che i Nostri siano in qualunque momento pronti alla brusca frenata, che, nell’economia del disco, non suona affatto approssimativa. Al contrario, gli innumerevoli breaks disseminati in tutto il lavoro non fanno altro che aumentare il groove e non suonano mai scontati.
L’amalgama fra gli strumenti è notevole, frutto anche di una produzione eccellente e stupisce come dietro ad un lavoro alla consolle così qualitativo ci sia unicamente la mano della band. Spirito “do-it-yourself” pienamente concretizzato, in questo caso, e il risultato in termini di cura sembra averne giovato.
La crescita rispetto al pur rilevante album precedente è notevole ed evidente, in termini tecnici, compositivi e, come si affermava prima, di resa sonora. Difficile oltretutto porre in evidenza un brano rispetto agli altri o prolungarsi in uno sterile (in questo caso) track by track, proprio grazie alla compattezza dell’intero album. Ci si limiterà solo a menzionare il secondo dei tre capitoli che danno corpo al cd (abbiamo a che fare con un concept sulla cosmogonia), “Rebellion” – per la precisione, composto da No Spawn No Reign, Breed Of The Rejected e Anabasis/Paralysis – al cui interno i Septycal Gorge sembrano dare il meglio in quanto a tecnica ed inventiva, fino a ricordare in alcuni momenti i maestri del death progressivo (Atheist e Pestilence dei tempi d’oro) per alcuni passaggi davvero degni di nota.
E’ davvero difficile per l’appassionato del genere trovare evidenti difetti in un lavoro come Scourge Of The Formless Breed. I più incontentabili potrebbero rilevare una freddezza di fondo che permea tutto l’album ed un sostanziale allineamento ai canoni del genere. Questo può essere vero, rimane il fatto che in un concept relativo all’origine dell’universo sarebbe stato inopportuno lasciarsi andare a passaggi eccessivamente istintivi e “ignoranti”. Per quanto riguarda poi l’esagerato rispetto delle regole formali del technical-brutal death metal, non dobbiamo dimenticare che (specialmente in Italia) il genere sta vivendo uno dei suoi momenti migliori in quanto a band ed uscite: appare quindi normale e forse opportuno irrobustire e confermare la sua fisionomia.
Complimenti quindi ai Septycal Gorge, che chiudono il lavoro (Awakening Of The Seven Serpents) salutando l’ascoltatore con atmosfere à la Behemoth e candidandosi in scioltezza ad essere ben presenti nelle playlist di fine anno di settore.
Vittorio “Vittorio” Cafiero