Recensione: Scratching At The Surface
Premetto di essere stato caldamente invitato a segnalare questo gruppo come Progressive Metal. In realtà sto per parlarvi di uno dei granchi più colorati presi dalla InsideOut Music in questi ultimi tempi, coloro che scrivendo la loro biografia fanno apparire il nome Event vicino alla storia del genere musicale cui pretendono di far parte: Queensryche, Fates Warning e Dream Theater. Grazie a Dio sono stati risparmiati dagli scandalosi riferimenti le tutt’ora gravide madri anni settanta. Tra le righe della stessa biografia si parla di musica commerciale e non commerciale, io salterei la discussione per lasciar trasparire il mio giudizio da quanto sto per scrivere. Niente passato, parliamo del presente. 2003 Il gruppo in questione presenta tredici tracce della media di tre minuti per pezzo, voce infornata al computer, tecnica irrilevante, sezione ritmica insipida, chitarre che non colpiscono nè per l’impatto sonoro nè per il songwriting. Stiamo solo parlando di canzonette.
Guai a chi pretende citazioni in un disco dove ogni pezzo si aggrappa al successivo in modo squallido, dove la quantità prevale orribilmente sulla qualità. In tutto questo resta l’amaro in bocca per i ritornelli che mio malgrado ricorderò ancora tra un secolo. L’unica cosa che sento di apprezzare qui dentro è il coraggio che questi elementi hanno avuto nel registrare più di una decina di pezzi, da cui non poterne trarre anche solo uno decente. Niente da ascoltare, niente da scrivere.
Andrea’Onirica’Perdichizzi
TrackList:
01. Make Your Way
02. Under My Skin
03. Someone
04. One Simple Fall
05. Live Life Love Breed
06. Scratching At The Surface
07. Won’t Come Loose
08. Siren
09. Into The Fray
10. All Too Real
11. It Makes Me…Me
12. Pleasure In The Pain
13. Too Much