Recensione: Scream

Di Alberto Biffi - 5 Luglio 2010 - 0:00
Scream
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Anno: 2010
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79

Inutile – necessario.
Inutile un accenno alla biografia di Ozzy Osbourne.
Cosa dire di quest’uomo? Conosciamo tutto di lui, la storia del musicista grazie ai suoi meriti, la sua vita da uomo grazie, o per colpa, della sua manager e moglie (esattamente in questo ordine) Sharon.
Inutile in fondo anche questa recensione, in quanto questo lavoro non raccoglierà nuovi proseliti ma è ad uso e consumo dei fans più accaniti del madman.

I seguaci di Ozzy saranno pronti a giurare e spergiurare che questo è il miglior lavoro mai partorito dall’ex Black Sabbath, si scaglieranno su chiunque dica il contrario ed impareranno a memoria ogni singola nota di questo platter.
Paradossalmente, saranno proprio loro i primi a sbuffare quando, nella splendida cornice di Villa Contarini, il principe delle tenebre riproporrà in sede live questi brani.
Saranno i primi a cercare un bagno, a prendersi una birra, a distrarsi muovendo le labbra in un improbabile playback, cercando con lo sguardo i fans “ignoranti” che sono accorsi al concerto per ascoltare solo “Crazy Train”, o peggio, magari, solo “Paranoid” oppure ancora, bestemmia ed eresia, solamente per criticare il padre dell’heavy metal.
Inutile parlare della produzione, perfetta, moderna e scintillante, ed inutile parlare dell’assenza di Wylde. Cosa dire quando il madman stesso afferma: “non mi importa chi sale sul palco con me, l’importante è che salga io” ?
Potremmo criticare la sua scelta di escludere il berserker lungocrinito, in quanto Gus G (vero nome Kostas Karamitroudis,ex Firewind, ex Mystic Prophecy, Nightrage, Arch Enemy e Dream Evil) è un ottimo chitarrista in possesso di una tecnica impressionante, ma carente dal lato carismatico.

Ozzy avrebbe potuto pescare a caso su youtube.
Ozzy avrebbe visto ragazzini di 5 anni suonare in modo spaventoso, ragazzi sconosciuti che, con la loro webcam, collegandosi dai luoghi più improbabili del mondo, sciorinano tapping a 16 dita, suonano “il volo del calabrone” con le orecchie, si prodigano in assoli alieni e disumani.
Ozzy avrebbe potuto avere chiunque, e chiunque Ozzy (Sharon?) avesse scelto, sarebbe stato un mostro di tecnica. Ma salire sul palco con lui, significa raccogliere l’eredità di gente come Randy e Zakk, non solo snocciolare soli con freddo e spietato cinismo, dimenando in modo coreografico l’ipertricotica chioma.
Per non essere schiacciati dalla sua straripante personalità, serve carisma, carattere, serve essere personaggi quasi mitologici e nonostante le sue origini greche, il nostro Gus non è ancora in questo elitario Olimpo.
Ecco che al basso non abbiamo un Jason Newsted, apparso per un breve periodo al fianco dell’inglese mangia-pipistrelli. Alla batteria non abbiamo l’ex Faith No More, Mike Bordin.
Rob “Blasko” Nicholson e Tommy Clufetos, sono la sezione ritmica di questo “grido”, e non ultimo, il figlio del grande Rick, Adam Wakeman, alle tastiere (ovviamente!).

Necessario questo disco lo è davvero.
“Scream” ci serve. È il passaporto di Ozzy per il nostro cuore.
E’ la mancia esigua che ci dava nostro nonno, è il regalo di natale di un amico o il bacio di un amante dopo aver fatto sesso. Non serve. Ma è necessario in quanto lo aspettavamo.
“Scream” è la Stele di Rosetta che, se mai servisse, ci fa comprendere il perché questo personaggio è così radicato nella nostra personalissima cultura.
La verità signori, è che quando vediamo Ozzy dietro ad un microfono, torna nostro.
Nostro, che ce lo ricordiamo vestito di frange in qualche vecchia Vhs, mentre intona un classico dei Sabbath, nostro, con limpida nella nostra mente, la sua immagine mentre solleva Randy Rohads.
Nostro.
La verità è che quando sentiamo un suo disco, ci dimentichiamo dell’Ozzy quasi umiliato ed umiliante visto su Mtv.
Dimentichiamo quel signore in occhialini neri e sempre  più simile a Renato Zero, che raccoglie gli escrementi dei suoi viziatissimi cani, che sbraita inutilmente, verso i suoi figli (no comment) oppure che, al pari delle nostre ricerche del calzino perduto, si infervora non trovando nel cassetto, un anello da mezzo milione di dollari.
La magia ( e la fortuna ) di Ozzy sta qui.
Canta, incide un disco, suona live, e torna nostro. Torna il madman, il pazzo mangia-colombe e divora-pipistrelli, torna il nonno del metal, torna il singer che, anche in pieno inverno, durante i suoi live, ci bagna con acqua gelida. Ma noi gli perdoniamo anche questo. Gli abbiamo perdonato ben altro. Basta che canti, che pubblichi dischi. Che suoni per noi.
Basta che ci rassicuri.
Assoluzione piena per i suoi peccati.
E se scopriamo che, “Scream” è anche un bel disco? Tanto meglio. Lo è davvero!

Ozzy ed i suoi gregari fanno un ottimo lavoro, suonano potenti e convincenti (le parti di Gus G erano già scritte al momento del suo arrivo), cercano il ritornello acchiappa-pubblico con il singolo “Let Me Hear You Scream”, indugiano sugli effetti per la voce che, quantomeno in studio, resta la “solita” voce di Osbourne.
“Soul Sucker” inizia quasi fosse una sorta di nuova “Iron Man”, con la voce distorta e il riff “doomy”.
“Life Won’t Wait” è il primo brano che ci regala vere emozioni, al ritornello la pelle d’oca quasi ci commuove, mentre “Diggin Me Down” è forse l’episodio migliore di questo disco.
Gus G dimostra la sua perizia sia con la chitarra classica che con l’acustica, prima di esplodere in un riff “sabbathiano” fino al midollo.
Up-tempo in stile Ozzy, brani veloci, potenti e memorizzabili ci rendono felici ed ancora più “al sicuro” dall’imprevedibilità della vita. Li volevamo, ci sono stati dati.
Il disco è bello non perché ce ne auto-convinciamo, è bello sul serio.
Arriviamo a “Time”, una ballata carina e ben arrangiata, in cui lo “zio” canta bene, coadiuvato dai suoi “bravi”, che non mancano comunque di perizia ed esperienza. Bello il solo di Gus G, poco personale ma tecnicamente impressionante.
Il greco suona scale a velocità fotonica, con un sound decisamente metal e tritaossa. Un riff stra-ascoltato apre “I Want more”, ma ci “obbliga” ad un headbanging con le corna della mano destra al cielo e sinistra che regge una birra. Il brano vanta un arrangiamento curatissimo e perfetto, in cui Gus G svolge un lavoro egregio sia in fase ritmica quanto solista (bello il solo!) e il giovane Wakeman si fa decisamente sentire in un break tanto inaspettato quanto ben riuscito.

“Latimer’s Mercy” avanza con un passo pachidermico ed ossessivo, un brano quasi claustrofobico che rappresenta, forse, il punto più basso di un disco fin qui qualitativamente omogeneo.
Preoccupa non poco l’ultima traccia.
Una partitura strumentale decisamente triste e malinconica, ci traghetta fino alle parole di un Ozzy che in modo sentito e intenso ci canta:

“We all must stand together now
A one by one we fall
For all these years you stood by me
God bless
I love you all”

Ringraziandoci e benedicendoci per essergli stati accanto in questi anni, il madman si congeda chiudendo questo disco.
Con l’amaro in bocca e la preoccupazione che sia davvero la sua ultima fatica, possiamo asserire che “Scream” non è un capolavoro o un cd imprescindibile, ma un lavoro onesto ed un disco che si lascia ascoltare volentieri. Un cd potente che ci restituisce il nostro Ozzy, ricco di brani trascinanti e “funzionali” al loro compito. Divertirci.
Proprio in questi giorni degli scienziati stanno studiando il dna di Osbourne per mapparne il codice genetico.
Si chiedono come un uomo possa essere sopravissuto fino alla sua età, nonostante abusi di ogni tipo sul suo fisico.
Forse, Ozzy, ci ha sempre presi in giro. Forse Ozzy è davvero il principe delle tenebre, forse in quel pipistrello c’era il segreto di una vitalità superumana. Forse, Ozzy ha davvero celebrato oscuri riti insieme a Iommi, dando la sua anima in cambio della vita eterna. Più semplicemente e realisticamente…a noi non interessa nulla.
Canta, incide un disco, suona live, e torna nostro.
E come dice il mitico Califano: “ tutto il resto è noia”.

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Tracklist:

01.     Let It Die
02.     Let Me Hear You Scream
03      Soul Sucker
04.     Life Won’t Wait
05.     Diggin’Me Down
06.     Crucify
07.     Fearless
08.     Time
09.     I Want More
10.     Latime’s Mercy
11.     I Love You All

Line Up:

Ozzy Osbourne – Voce
Gus G – Chitarre
Rob “Blasko” Nicholson – Basso
Adam Wakeman – Tastiere
Tommy Clufetos –  Batteria
 

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