Recensione: Scusate per il Sangue
Nuovo capitolo discografico per gli speed metaller gradesi Tempesta, nuovo approccio musicale ancora più interessante di quanto ascoltato fino ad ora. “Scusate per il Sangue” rappresenta un nuovo step verso vette più illuminate rispetto al precedente “Rivoglio il Mio Futuro” che già aveva presentato, oltre al nuovo batterista, un songwriting orientato ad un mix di heavy-speed di grande qualità. Questo era il classico album che lasciava presagire una nuova direzione musicale, tipico aspetto evolutivo di band sulla strada di una grande maturità artistica. Nel nostro caso, questa maturità era attesa, considerata la lunga carriera che vede i Nostri sulle scena da quasi venti anni.
“Scusate per il Sangue” è un concentrato di heavy metal classico e thrash metal. Tale connubio incanala il songwriting in un veloce binario strutturato da elementi tipici dello speed metal moderno. Melodia, riff eleganti, un cantato in italiano incentrato su tematiche legate alla rabbia derivante dal ‘mal-vivere’ in uno Stato come l’Italia ormai violentato da una casta di delinquenti legalizzati e dediti allo sfruttamento di un popolo incapace di ribellarsi come si deve.
Tanti gli spunti musicali serviti dal terzetto che non si limita però a riportare un qualcosa di già condificato dal passato, ma mescola il tutto con grande sapienza ‘chimica’ fino ad ottenere un composto dall’effetto deflagrante protratto nel tempo. Ecco allora che le sfumature riportanti alla memoria la squisita musicalità degli Iron Maiden, la martellante leggendaria attitudine a là Metallica, piuttosto che i riff eccitati in stile Helloween, realizzano le idee della band valorizzandone la grande personalità, andando ad integrare di fatto lo stile già riconoscibile dei Nostri isolani.
Gli arrangiamenti e la cura della struttura canzone rendono i brani consistenti, belli a sentirsi e ad ascoltarsi, parola dopo parola. Profondo infatti è il lavoro di concetto celato dietro ai testi. Una ricerca che più che focalizzarsi sul sistema delle rime, che dovrebbe caratterizzare quasi tutti i ritornelli, focalizza il proprio sforzo sulla sostanza, cantandone, di fatto, di tutti i colori, a tutti. Il quid in più al tutto è infine garantito da una serie di soli di pregevole fattura ad opera del talentuoso Sain, musicista dotato di notevole bagaglio tecnico e dalla voce corposa, espressiva e tagliente. La sezione ritmica demandata al duo Rota/Longo è ad alto indice di headbanging e, sopratutto, se comparata con quanto sentito sul precedente full-length, si attesa oggigiorno assai più matura ed efficace, in particolar modo quando il brano accellera in ambiti tendenti al thrash metal.
La produzione è pressoché perfetta. Bilanciata nei volumi, enfatizzata a seconda dello strumento da metter in evidenza, rende molto onore alle sezioni proposte dalle sei corde di Sain. Onore e citazione quindi l’ottimo lavoro svolto dal semisconosciuto (mea culpa!) Wahoomi Corvi dei Realsound Studio di Parma.
L’artwork è ben curato anche se già in tanti si sono dedicati al classico collage fatto di Papi, $, pompe di petrolio e presidenti vari…, ma stiamo valutando, sì, uno degli aspetti connessi al disco, ma non riguardante i contenuti musicali ovviamente. Resta il fatto che dal punto di vista ‘estetico’ era auspicabile un qualcosa di più innovativo o di ‘non ancora visto’.
In definitiva, a parer di chi scrive, i Tempesta si attestano, al momento, come una delle realtà più interessanti che il panorama italiano possa proporre a livello di heavy-speed-thrash metal. Una band dalle tante idee, capace di comporre qualcosa di veramente valido e che ha ormai raggiunto una forte identità e quindi una personalità spendibile ad ogni livello. Non resta che fare i sinceri complimenti a questo terzetto e sperare di poterli vedere on-stage quanto prima per godere di questi tre quarti d’ora di rabbioso e passionale speed metal.
Nicola Furlan
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