Recensione: Sea Savage
Salire su un piroscafo, salpare ed andare alla caccia dello Yeti … ma che pazzia è? Sappiamo tutti che l’abominevole uomo delle nevi abita in Himalaya, andando per mare non lo si troverà mai! Eppure gli Irlandesi Gama Bomb ci fanno vivere questo straordinario viaggio, metafora della metafora di ‘Moby Dick’ (il capolavoro letterario di Herman Melville del 1851 che narra la lotta tra il Capitano Achab e la balena bianca, il male diventato la sua ossessione fino a farlo uscire di senno), attraverso ‘Sea Savage’, loro settimo album distribuito dal 4 dicembre 2020 via Prosthetic Records.
Come da abitudine i Gama Bomb confezionano un platter carico di spirito goliardico e di una massiccia dose di umorismo, dove nulla sembra preso sul serio.
Una band che è una via di mezzo tra Anthrax, Tankard e Monty Python, affianca ai brani del concept, già di per se stesso surreale, altre tracce ispirate ai film ‘Miami Supercops – i poliziotti dell’8° strada’ (‘Miami Supercops’, appunto), con i due metallari ad honorem Bud Spencer e Terence Hill e ‘Terminator 2’ (‘She’s Not My Mother, Todd’), arrivando a parlare anche di Shere Khan (‘Sheer Khan’), la famelica tigre del ‘Libro della Giungla’ di Rudyard Kipling che, per i nostri, diventa ‘pura’.
Un album all’insegna del divertimento e del buon umore, capace di tenere lontani i cattivi pensieri per una quarantina di minuti. Quello che ci vuole in questo particolare periodo storico.
E la musica? Perché va bene ridere, ma, alla fine, è di quella che stiamo parlando.
Bè, il Thrash vivace e scavezzacollo dei Gama Bomb è la degna colonna sonora dei loro testi: dal taglio prettamente Vecchia Scuola è diretto, concreto e sparato, non troppo feroce ed estremo, ma veloce, carico di quella sfacciataggine punk che dà la carica ed anche denso di una certa epicità, espressa soprattutto durante i falsetti di Philly Byrne.
‘Sea Savage’ presenta un rifframa discretamente vario, un intenso e preciso lavoro di batteria, ad opera del nuovo entrato James Stewart (Vader, Decapitated), ritornelli spaccaossa che scorrono a fiumi ed assoli coinvolgenti, un po’ tutto quello che serve per farti sbattere testa e piedi (poco meno di un anno fa si diceva ‘fiondare sotto il palco’) ed indurti una scarica di adrenalina.
Lo scazzatissimo Rock ‘N’ Roll di ‘Judo Killer’, la follia di ‘Sea Savage’, il riff abrasivo di ‘Miami Supercops’, la sua accelerazione spasmodica e i cori trascinanti, il punk esaltante ed i rallentamenti soffocanti di ‘She’s Not My Mother, Todd’, l’assolo incisivo sulla ritmica velocissima di ‘Ironblood’ e la sua determinazione. Ed ancora le ritmiche taglienti di ‘Lords of the Hellfire Club’, il richiamo al Metal dei Judas Priest in ‘Sheer Khan’, l’ipervelocità di ‘Rusty Jaw’ e lo scambio solista tra le asce e così via, fino alla finale ‘Gone Haywire’ vanno a comporre un album dal buon tiro, vivace ed al contempo letale, che scorre via bene e con pochissimi cedimenti e che, alla fine, fa quello che deve fare: piace.
I musicisti hanno inciso le proprie parti singolarmente tra le varie dimore di Irlanda, Londra e Varsavia. Domo Dixon si è occupato della produzione mentre mixaggio e masterizzazione sono stati affidati a Zach “Friend of the Blog” Ohren (Testament, Carcass).
‘Sea Savage’ è un po’ di più del semplice divertimento, è l’espressione di artisti che comunicano cercando di infondere buon umore. Il modo migliore per riflettere e capire. Bravi Gama Bomb.