Recensione: Seasons in the Abyss
Seasons In The Abyss,quinto album degli Slayer,ha il difficile compito di non far rimpiangere i due dischi precedenti,ovvero Reign In Blood,capolavoro del thrash più veloce e furioso (e per i più capolavoro del gruppo) e South Of Heaven (personalmente il mio preferito) molto più doomy del suo predecessore ma non per questo meno micidiale.Obbiettivo centrato!Questo SITA va a formare insieme con i due album precedenti,una triade d’oro del thrash da tramandare ai posteri.Non mi stupisce che qualcuno (forse troppo pochi) abbia additato questo lavoro come il proprio disco preferito targato Slayer,ma non capisco come altri lo possano considerare l’ultimo album meritevole d’ascolto rilasciato da questa grandissima band.Questo platter viene spesso trattato come un semplice ibrido tra Reign In Blood e South Of Heaven,e ciò è vero solo in parte.Infatti è innegabile nel disco l’alternarsi di brani più tirati ad altri più cadenzati,ma è doveroso ammettere che questi non sono delle semplici copie di quanto già fatto dalla band (altrimenti rischieremmo di ridurre quest’ album ad un,comunque ottimo,compendio di quanto fatto in passato dagli Slayer),dato che per tutto il disco sembra emergere,non più la voglia di spaccare gli strumenti come in passato,ma piuttosto quella di creare atmosfere pesanti e lugubri (comunque molto diverse da quelle di South Of Heaven).Quanto scritto finora si manifesta maggiormente nei brani più cadenzati,poiché per i pezzi più “classici” del combo bisogna fare un discorso leggermente diverso.Quest’ultimi infatti non riescono ad emulare la ferocia che era propria di Reign In Blood (ma chi potrebbe riuscirci?),ma chiariamo subito che stiamo comunque parlando degli Slayer,e quindi va detto che i brani più tirati sono sempre violentissimi,solo non raggiungono la cattiveria dei pezzi presenti in Reign In Blood (che a mio parere è la vera Bibbia della violenza fatta musica),comunque pezzi come War Ensamble o Born Of Fire sono davvero al cardiopalmo.Il vero godimento però arriva con i brani più lenti e cadenzati,che prediligono una maggiore pesantezza a discapito della velocità.Questi pezzi sì che sono una vera mazzata in faccia!Brani come Expendable Youth,Skeletons Of Society,Blood Red o la title track sono veri e propri monumenti sonori alla potenza.Una menzione particolare va a Dead Skin Mask,una di quelle canzoni che anche dopo mille ascolti riescono a farti scorrere i brividi lungo la schiena.Il brano in questione è il primo di una serie di canzoni che gli Slayer dedicheranno a dei serial killer.In questo caso si parla di Ed Gein,un tranquillo ragazzo di campagna che alla morte della madre (che lui amava tantissimo) impazzì e cominciò a compiere efferati delitti tutti contro delle donne.Venne rinchiuso in manicomio dove rimase fino alla fine dei suoi giorni.Tornando al brano,trovo particolarmente indovinata l’idea di inserire una voce femminile che recita la parte di una vittima sopra quella di Araya che continua ad intonare la sua “MELODIA” di morte su un riff fenomenale.Da brividi!L’onore di chiudere il disco spetta invece alla title track,il mio brano preferito degli Slayer (seguita a ruota da Dead Skin Mask).Un purissimo concentrato di thrash suonato con i controcazzi,potentissimo,oscuro e molto,molto evocativo,dove ad un’intro particolarmente “dark” si contrappone un riff iperthrash pesante come un macigno sul quale le due asce fanno il diavolo a quattro (come del resto in tutto il disco).Questo brano rende davvero bene lo spirito del disco,peraltro ben esplicato anche nella mitica copertina raffigurante una specie di volto putrescente che vomita croci e crani umani in un baratro a forma di croce.Che dire,gli Slayer ci hanno regalato un altro capolavoro,che personalmente ritengo inferiore solo a South Of Heaven.