Recensione: Second to None
Carino, leggero, estivo.
Affiancato da quattro ottimi cantanti, il chitarrista Tony Hernando (Lords of Black) confeziona la seconda uscita del suo progetto personale Restless Spirits.
Come già sperimentato nel cd d’esordio, AOR a tutta forza, dalla radice antica e fortemente melodica. Un’anima intimamente piantata negli anni ottanta che emerge ad ogni strofa, portando in dote un disco che, come abbiamo suggerito in apertura, si propone come ideale accompagnamento di questo caldo periodo vacanziero.
Non ci sono particolari asperità negli scenari descritti dalle canzoni di Hernando. I richiami continui a Journey, Survivor, Giant, Vixen e Cinderella sono la campitura d’immagini spensierate rese vivide dalle voci di Kent Hilli, Chez Kane, Renan Zonta e Johnny Gioeli.
Nulla di nuovo, ne siamo ben consapevoli. Tanto meno qualcosa di spontaneo: si tratta dell’ennesimo side project prodotto dalla pantagruelica Frontiers Music ed assemblato a tavolino.
Va tuttavia sottolineato come, nella sua intrinseca natura di semplicissimo divertissement, “Second to None” riesca a funzionare quasi in ogni dettaglio.
Il comparto vocale è inattaccabile. I suoni e gli arrangiamenti sono molto curati, forse tra i migliori delle ultime uscite. Le canzoni, pur senza scalar vette, sono – una per l’altra – tutte piuttosto efficaci e piacevoli da ascoltare più volte.
Con qualche highlight, oltretutto. Una ottima opener come “I Need a Lil’ White Lie” ad esempio: interpretata da Kent Hilli, consente di entrare sin da subito nel buon mood del disco. Significativo pure il contributo della sempre più brava Chez Kane, tra Lee Aaron e Janet Gardner in una trio di brani che ben si attagliano alle sue corde vocali. Senza repliche infine Renan Zonta e Johnny Gioeli, singer per i quali non serve spendere troppe parole nel descriverne le virtù. “And Yet it Breaks” e “Nothin’ Dirty Here” sono canzoni solide ed efficaci.
Su tutta l’apparecchiatura svetta Hernando, musicista evidentemente infatuato da un immaginario appartenuto a molti anni fa ed alla costante ricerca di un feeling ed una carica emotiva in grado di rievocarne la magia.
Un progetto. Una selezione di ottimi artisti assemblati per l’occasione. Un album che non fa capo ad una band vera e propria.
Tutto vero. Tutto ineccepibile. Come è parimenti vero che il mercato inizi ad essere un po’ saturo di uscite assimilabili a “Second to None” e ad una realtà come Restless Spirits in particolare.
Quello che abbiamo ascoltato, in un modo o nell’altro è però musica tutt’altro che scadente o mal concepita.
E, dopo tutto, tanto ci basta per farcela piacere.
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