Recensione: Second War in Heaven
C’è gente che sostiene fermamente che gli HammerFall abbiano “riportato credibilità” al Power Metal; ci sono alcuni poi che affermano con convinzione che l’esplosione di gruppi-cloni sinfocici pseudo-metal abbia riportato in auge il Power Metal; ci sono certi che credono a Babbo Natale; poi, ci sono persone che credono nel Vero Metallo e basta.
É a quest’ultima categoria di metalheads che appartegono i Seven Witches: ragazzi cresciuti a pane ed Heavy Metal, animati da un sana passione per questa musica assordante ed il mondo che ruota intorno ad essa.
Che il gruppo sia nato e abbia pubblicato dischi sull’onda del successo portata da gruppi che fino a poco prima erano underground come loro, ma che magicamente furono portate “nell’Olimpo degli De del metallo”, è una teoria che non si regge in piedi. Il Vero HM (seppur a livello estremamente underground) non è mai morto, non ha mai vissuto crisi laceranti durante i primi anni 90 e non morirà mai.
A dimostrare la sincerità dell’US Power Metal nuovamente alla ribalta nel music business internazionale, sebbene nella loro mediocrità, fanno quindi capolino i Seven Witches ed il loro disco di debutto.
Onestamente, al di là dei bei discorsi (“deliranti” o “ciechi” magari agli occhi di qualcuno), c’è da dire che comunque “Le Sette Streghe” non riescono poi tanto a centrare il bersaglio nel confezionare un album che abbia una buona presa; soprattutto è indiscutibile il dislivello qualitativo tra “Second War in Heaven” (ma l’esempio vale per molte delle “true metal releases sponsorizzate” di questi anni) e le “normali” produzioni di meno di dieci anni prima.
L’album non riesce a prendere il volo, sebbene ci siano diversi passaggi tecnico-compositivi molto buoni (ad esempio l’incisiva “Dying Embers” o “Bewitchment”), impreziositi anche dall’ottimo lavoro dietro al microfono da parte di Bobby Lucas e i guitarwork di Jack Frost. Il disco, nei suoi buoni intenti, per quanto godibile, risulta infine penalizzato da una copertina non proprio spettacolare, testi che a volte rasentano il ridicolo e una certa fredezza di suoni che segna profondamente tutto questo “Second War in Heaven” ed il suo ricordo in generale. Convincente, ma non entusiasmante, la cover dei Kings of Metal. Per fortuna, questa band in seguito a saputo riscattarsi, dopo questo primo, incerto, passo.
Leopoldo “LeatherKnight” Puzielli
1) Rising Torches – intro
2) Dying Emebers
3) Camelot
4) Nightimare (the Devil Inside)
5) Bewitchment
6) Seven Witches
7) In A Small Childs Room
8) The Chain
9) Scarlet tears
10) Second War in Heaven
11) Metal Daze (ManOwaR cover)