Recensione: Secrets
Lo scorso diciannove maggio, durante l’intervista in occasione del concerto di Lucerna dei popolari Gotthard, chiesi al chitarrista Leo Leoni quali e quanti gruppi rosso-crociati, escludendo i Krokus, potevano permettersi di seguire le orme del loro successo e, senza esitare, il musicista ticinese suggerì i nomi di Shakra e di Crystal Ball. Occupiamoci dei secondi.
La carriera della formazione elvetica ha inizio nel 1995, erano una cover band che portava il nome Cherry Pie, sì esatto, come il memorabile disco dei Warrant. La gavetta “underground” li ha formati e trasformati sul palco prima del salto discografico intitolato “In The Beginning” pubblicato quattro anni dopo. Il contratto con Nuclear Blast e le prime grandi esperienze live (con Gotthard e Pretty Maids) stimola il gruppo svizzero che riparte nel 2002 con “Virtual Empire” e subito dopo con “Hellvetia” (2003): in mezzo i concerti in compagnia di Dokken, U.D.O., Doro e Krokus. “Timewalker” porta avanti la tradizione musicale dei Crystal Ball ma sancisce la fine del rapporto con Nuclear Blast e la firma di un contratto con AFM records che, oggi, è lieta di presentare il nuovo rampollo: Secrets.
Il nome Mark Sweeney vi dice qualcosa? Avevamo incrociato il cantante elvetico qualche mese fa quando Slow Food, disco solista, faceva la sua apparizione nei negozi di tutta Europa. Pop rock squisitamente melodico che prende le distanze dalla proposta di cui andremo a disquisire tra poco.
Secrets, come avrete intuito, è un disco che attinge a piene mani dallo stile dei Gotthard, attualmente il gruppo di punta nel paese di Heidi. I Crystal Ball dimostrano di cavarsela egregiamente anche se la ricerca ostinata del ritornello killer, crocevia di tutti coloro che si cimentano in questo settore, è un punto che non sempre gioca favore di Sweeney & Co.
Poco da ridire sul songwriting; i pezzi hanno un’aurea melodica messa perfettamente a fuoco, la scaletta predilige i momenti soffici e garbati ai passaggi vigorosi, esigui ma esaltanti quelli hard & heavy.
Il gruppo si gioca istantaneamente le carte migliori: Moondance e I Will Drag You Down, entrambe regolate da un giro di chitarra dall’attitudine “radiofonica” e da due ritornelli (ottimi) di assimilazione pressoché immediata. Bene anche le successive Minor Key e It’s Not Love, nelle quali emerge l’eccellente prova del chitarrista Scott Leach (intervista).
Il giochetto comincia a stancare quando entrano in scena la title track e Wings Of Fire: stessa struttura, melodie meno “ficcanti” e spunti strumentali molto meno ispirati che in precedenza, da qui fino al termine dell’album. Bravo ed incisivo, come al solito, Mark Sweeney al microfono
Secrets si colloca in un ambito musicale nel quale, oggi, è arduo trovare qualcosa di originale. Trattasi, ad ogni modo, di canzoni piacevoli, rilassanti, e confezionate senza troppe sbavature: nota non a margine l’impeccabile produzione ad opera di Achim Kohler (Primal Fear e Brainstorm tra gli altri) e Michael Bormann.
La speranza è quella di ascoltare quanto prima un successore più “audace”, ma non è il caso di lamentarsi, la strada è quella giusta.
Gaetano Loffredo
Tracklist:
01.Moondance
02.I Will Drag You Down
03.Minor Key
04.It’s Not Love
05.Time Has Come
06.Secrets
07.Wings Of Fire
08.Dreaming Of You
09.Destiny
10.I’ll Be Waiting
11.Face The Truth