Recensione: Seeing The Elephant

Di Gianluca Fontanesi - 7 Novembre 2022 - 14:36
Seeing The Elephant
74

We want the boomers dead.
Sorry Ma,
We want the boomers dead.
Sorry Pa,
We want the boomers dead.
Dead.

Gira e rigira, tutto quello che rimane è questo ritornello, scolpito nella mente da un sapiente marmista sonoro. Parliamo di Seeing The Elephant, il secondo attesissimo album dei The Offering, band che teniamo d’occhio dal debutto e che ha sempre promesso grandi cose. Le aspettative vengono qui in parte ripagate e in parte smentite. Cosa suonano i The Offering? Bella domanda. La musica degli americani potrebbe venire inserita nel calderone dell’estremo un po’ più orecchiabile: pestano sì come degli ossessi ma in maniera più ragionata e mischiando parecchi generi, cosa che a molti potrebbe far storcere il naso. Ci sono molte venature nu metal, cambi repentini di genere e di timbriche vocali come facevano i System Of A Down ma ovviamente in ambito metal, non pensate male. Si pesca a piene mani anche dagli Slipknot e dalle ritmiche di Joey Jordison, e in alcuni frangenti sono talmente simili ai 9 dell’Iowa che si potrebbe pensare a uno scambio di band. Mischiare tutto con un tasso tecnico altissimo, sferzate progressive metal di un certo livello ed ecco ottenuti i The Offering.

La difficoltà descrittiva di una proposta particolare è però bilanciata da una fruizione decisamente molto più accessibile. In questo secondo album si punta molto infatti su una resa più semplice e su una forma canzone che arriva sempre a scegliere un ritornello catchy e facilmente assimilabile. Questa virata risulta alla lunga stucchevole e arriva a stufare; il primo disco in questo senso era molto più “ignorante”, “insolente” e non aveva quella voglia di piacere a tutti che invece ha Seeing The Elephant. Nonostante questo, il disco risulta in ogni caso fresco e la strada verso una tipologia di suono completamente personale è ben delineata.

Sono otto i brani proposti più due intermezzi di dubbia utilità che avrebbero meritato miglior fortuna. La prima metà del disco è composta da brani corti, snelli e abrasivi mentre nella seconda i minutaggi si allungano non sempre in maniera vincente. Se da una parte W.A.S.P. e Ghostmother sono devastanti e ben riusciti, dall’altra My Heroine e With Consent non sono di certo delle bombe a mano e la conclusiva Esther Weeps arriva un po’ stanca quando pochi minuti prima si era servita la bellissima Tiny Disappointments. Alti e bassi in tracklist insomma, nonostante una produzione da denuncia e livello strumentale di questi ragazzi parecchio sopra la norma.

Seeing The Elephant è un disco più che discreto, piacevole e che è in grado di offrire anche grandi momenti; gli manca però quella marcia in più che aveva Home assieme all’effetto sorpresa. Apprezzabilissime le derivazioni esotiche e la capacità di osare dove altri non osano; per il capolavoro bisognerà però bilanciare meglio gli elementi perché qui quello che rimane davvero è il ritornello più cringe del globo terracqueo e poco altro. Letale.

We want the boomers dead.
Sorry Ma,
We want the boomers dead.
Sorry Pa,
We want the boomers dead.
Dead.

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