Recensione: Self Defence

Di Francesco Maraglino - 25 Settembre 2015 - 6:00
Self Defence
Band: Ozone
Etichetta:
Genere: AOR 
Anno: 2015
Nazione:
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80

Non sappiamo se l’idea di unire le forze per realizzare un album insieme sia venuta in mente ai due vocalist inglesi (accomunati, oltre che dall’iniziale del cognome, anche dalla lunga militanza nell’ambito dell’hard rock e dell’AOR), o se si sia trattato, altresì, di un progetto studiato a tavolino nell’ufficio di qualche discografico. Fatto sta che Steve Overland (leader dei celebrati FM, ma protagonista pure di lavori licenziati con svariati monicker, da Overland a Shadowman) e Chris Ousey (già con Virginia Wolf e Heartland, ed attualmente dietro il microfono degli Snakecharmer), hanno posto le proprie preziose ugole al servizio di un progetto comune, denominato Ozone (ecco ancora questa lettera O, la stessa delle iniziali dei due artisti), che si offre al pubblico con un full-length intitolato “Self Defence”.
Dietro il marchio Ozone, va detto, non ci sono solo i due vocalist. Della partita, infatti, sono anche un musicista, autore e produttore del calibro dell’immenso Mike Slamer (Streets, City Boy, Seventh Key, Slamer), e dell’altrettanto stimato Tommy Denander (Radioactive, Impera), l’impronta stilistica dei quali è ugualmente accentuata quanto quella, più manifesta a prima vista, dei due cantanti. Peraltro, i due artisti erano al fianco proprio di Ousey nell’eccellente lavoro solista di quest’ultimo, Rhyme & Reason, licenziato nel 2011.
Da una tale fucina di talenti, stracolmi di personalità, è scaturito esattamente il lavoro che ci si poteva aspettare sul piano espressivo: un crogiuolo di brani che veleggiano tra melodic rock (soprattutto) e rock duro, con qualche lontana rimembranza bluesy.
Il platter è tutto attraversato dall’alternarsi e fondersi delle due voci: quella più dolente (ma qui, va detto, meno del solito) di Overland e quella maggiormente aspra di Ousey, entrambe a tratti tratteggianti accenti soulful. Il canto si delinea mirabilmente su un tappeto sonoro di gran classe, al quale le chitarre hard rock ed eclettiche dei due axemen conferiscono compattezza, con suoni pieni e tirati come in tutte le ultime recenti opere di Slamer, ma pure carichi di sfumature e digressioni persino in ambito prog e fusion.

Le canzoni? In bella evidenza si erge sin dal primo ascolto So Blind, un lentaccio altamente emozionante con le voci sugli scudi ed esaltate da discrete chitarre acustiche ed esplosioni di suoni elettrici, e che da solo vale il CD.
Let The Good Will Out è un AOR molto tirato, adornato da fraseggi di chitarra grintosi e raffinati sconfinanti nel jazz-rock e pure Evolve è un veloce Adult Oriented Rock reso da espressivi intrecci vocali, nonché di asce e di tasti d’avorio, risoluto e piacevole.
Sempre nei territori del rock melodico si muovono la svelta Visionary Man, contrassegnata da sei-corde fluide e filanti, la title-track Self Defence, ancora debordante di  suoni rotondi di chitarre e chorus incalzanti, e Save My Soul, dai riff dardeggianti e dal ritornello orecchiabile e corale.
Tiger by the Tail, invece, è un brano assai groovy, insaporito da sfumature di aromi blues recuperati da certi FM, mentre Lifetime è una traccia possente ed enfatica, magnificata da voci maiuscole.

E’ comunque, difficile trovare cali di tensione e d’ispirazione lungo tutto questo Self Defence. Al di là delle riserve e diffidenze, difatti, che sovvengono di fronte a questi fin troppo frequenti progetti di genere AOR che possono apparire un tantino prefabbricati, si deve con piacere riconoscere che gli Ozone hanno realizzato un platter impeccabile. Self Defence, insomma, che è dedicato tristemente alla memoria di Christian Wolff (che qui suona chitarre e tastiere su Evolve), non potrà che suscitare il pieno apprezzamento di chi ama l’AOR e l’hard rock melodico, ed a cui viene l’acquolina in bocca al solo sentire i nomi dei musicisti e dei singer qui coinvolti.

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