Recensione: Self-Inflicted Wounds
“Self-Inflicted Wounds” è l’EP d’esordio degli Over a Barrel, grindcore band nata della collaborazione tra Luca Cocconi (ex-Biotech, The Modern Age Slavery, Browbeat) e Imer Bigi (ex-Dark Lunacy, ex-Biotech). Il mini disco, della durata di ventitré minuti, è un concentrato di puro grindcore, quello di cui, personalmente sentivo la mancanza. Dietro questi brani (tolta la cover di ‘Cyberwaste‘ dei Fear Factory) ci sento, oltre che tantissima attitudine, quelle puntellate e quelle sfumature che differenziano un prodotto scopiazzato da uno ispirato che valorizza le pulsioni artistiche proprie dei due musicisti in questione. Ora, il mondo della musica estrema è caratterizzato da confini pressoché illimitati e i generi estremi sono da sempre catalizzatori d’ogni tipo di contaminazione. A volte escono delle schifezze assurde, altre volte forme musicali ancora ibride e di poco impatto, altre volte ancora invece c’è qualcuno che azzecca la giusta alchimia.
L’esempio lampante di questo ragionamento sono i Napalm Death, maestri assoluti nell’interpretazione dell’estremo. Perché questa premessa? Perché gli Over a Barrel qui dentro ci fanno pulsare un sacco di roba figa che va dal gelo asettico dell’industrial al grindcore simil Napalm Death, dall’approccio inaspettato dei Leng Tch’e alla ricerca dell’inconfondibile suono che ha fatto la fortuna dei The Berzerker. Ma queste considerazioni ve le lancio più come un sfida, perché sicuramente ognuno di voi saprà trovare dei riferimenti più azzeccati. Nella sostanza “Self-Inflicted Wounds” è sicuramente un piccolo gioiellino, qualcosa di davvero interessante e non comune e questo, considerati gli ultimi anni, in tema di musica estrema non è una cosa da poco. Bravi. Speriamo ci sia un seguito!
Nicola Furlan