Recensione: Selling england by the pound
E si arriva dunque a quello che viene dai più reputato il capolavoro assoluto della band e non solo. La durata dell’album si fa più ampia, e i Genesis propongono addirittura due canzoni da undici minuti, una da dieci ed una da nove. Una durata ( circa 53 minuti) inusuale per un gruppo del genere, che un anno dopo stupirà ancora incidendo circa 90 minuti di musica per un’altro pezzo di storia…ma veniamo a questo Selling: l’apertura dell’album questa volta non sta nè in cielo nè in terra, e chi per la prima volta mette su questo album lo può giudicare subito nel suo intero ascoltando e godendo con “Dancing with the moonlit knight”, un vero colosso che dovrebbe far piangere di commozione più gente di quanta una comune canzone d’amore pluripremiata da MTV potrebbe fare oggi. Ogni elemento è al suo giusto posto: apre Gabriel intonando il motivo centrale con i suoi testi sempre all’infuori dell’immediata comprensione, dopodichè un giro di riff spettacolari si sussegue senza dare la possibilità di far prender fiato ad un qualsiasi ascoltare che a questo punto avrà già capito di aver speso bene i suoi risparmi. La seguente “I know what i like” è più placata con un ritornello vagamente da classifica. Questo, comunque, è un buon medoto per placare gli animi dopo la magnificienza della prima song già sperimentato su Nursery Cryme (con “For absent friends”) e Foxtrot (con “Time table”). Si ritorna ad alti contenuti (e alle lacrime!!!) con “Firth of fifth”, introdotta dal pianoforte di blanks, e seguita da un andamento solenne che si adegua perfettamente ai contenuti a sfondo biblico dei testi di Gabriel. Il maestoso assolo della parte centrale poi sfocia da un altro pezzo di maestria delle tastiere di un blanks in ottima forma. Dopo questa grandissima prova si passa alla mini ballata cantata da Phil Collins, “More fool me”, un pezzo senza dubbio trascurabile , e si torna di nuovo ad una canzone lunga, “The battle of epping forest” ispirata alla guerra di più bande rivali. La particolarità di questa composizione è la parte semi parlata di cui il solito Gabriel si rende protagonista, forse uno dei momenti più alti della sua carriera dove la teatralità raggiunge apici impensati. “After the ordeal” è un piccolo strumentale molto bello, seguito a ruota dall’ennesimo capolavoro, “The cinema show” , sempre sugli undici minuti, in cui Gabriel narra la storia della singolare figura mitologica di taresius, un uomo che diventa donna trovando in questo nuovo aspetto un maggiore appagamento sessuale. Come al solito il lungo tratto di assoli fa sognare (i genesis sono stati maestri nel coinvolgere puri sentimenti con semplici strumenti musicali), e si collega con l’ultimo pezzo , che non è altro che un preteso per reinserire il primo motivo dellalbum di “Dancing with the moonlit knight” che lo andrà quindi anche a chiudere.
In conclusione si tratta di un capolavoro assoluto che solo un pazzo può lasciarsi sfuggire!CAN YOU TELL ME WHERE MY COUNTRY LIES…