Recensione: Sentenza
Band originaria di Treviso al primo full-length ufficiale, ma con una esperienza di più di quindici anni dal vivo sulle spalle e nelle ossa, i Sentenza sono uno di quei gruppi che ti augureresti sempre di trovare sul palco quando vai a vedere un concerto ed hai voglia davvero di “sgranchirti” gambe e braccia. Sì, perché questi cinque scalmanati sono dediti ad un onesto Thrash/Death old school che prende a piene mani dalle stesse influenze musicali cui attinsero le più blasonate band appartenenti a quel florido periodo storico: dalla NWOBHM all’Hardcore.
Questo disco omonimo è una vera e propria dichiarazione d’intenti in questo senso, visto anche che il gruppo ha deciso di registrarlo dopo una lunga pausa di riflessione di ben 6 anni, durante i quali ognuno aveva preso la propria strada, salvo poi ritornare alla base, come si suol dire, a grande richiesta. I Sentenza amano questa musica e le danno omaggio con grande carica e passione.
Tutto ciò sarebbe ampiamente positivo se non fosse che questo omaggio mi è sembrato alquanto eccessivo per certi versi. Ascoltando le dieci tracce in questione infatti il senso di dejà si ripete continuamente e in maniera piuttosto preoccupante. Si comincia col dire che la voce di Igor è praticamente spiccicata a quella del caro vecchio Max Cavalera, ma questo è un aspetto che non mi sento di giudicare, perché in fondo non può essere una colpa quanto semmai un pregio, ma il problema è che non si tratta solamente della voce ma dei brani stessi. Le songs sono più che un richiamo a maestri come gli stessi Sepultura e i grandissimi Slayer. Questi ultimi bussano violentemente dai meandri della memoria ogni qual volta i due, peraltro molto bravi axe-men, fanno partire quei fin troppo tipici killer riff che sono il preludio a mazzate inesorabili di pura violenza thrash.
È proprio l’architettura dei brani, oltre a certi arrangiamenti e schemi compositivi, a richiamare quei suoni e, se non ci fosse qualche sporadica concessione alla melodia in alcune trame o intermezzi a la Iron Maiden come in Prisoner Mind, o come all’interno della bella Black Woman, ci sarebbe ben poco a spiccare sul resto.
Riassumendo: pur considerando che Sentenza ha una bella attitudine aggressiva ed abbastanza coinvolgente, considerando anche il fatto che, essendo stato registrato in presa diretta, fa ben presagire per la riuscita live dei pezzi che sicuramente, in quella chiave sanno prendere allo stomaco; per quanto riguarda la riproposizione discografica mi lascia qualche perplessità, più che altro sull’utilità di una release che segue pedissequamente dei canoni già pienamente acquisiti dalla maggior parte degli appassionati.
Un disco onesto quindi, ma chi cerca originalità potrà tranquillamente farne a meno.
Francesco ‘Darkshine’ Sorricaro
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Tracklist:
1. Follow Me 03:10
2. Prisoner Mind 04:58
3. Human Brutality 01:35
4. Messenger 04:36
5. Black Woman 04:32
6. Escape From my Mind 03:46
7. Six Years 03:43
8. Inorganic Death 03:06
9. Slaves 04:33
10. Carnage of God 05:05
Total playing time 39:08