Recensione: Sequences For A New Matrix
Blu. Profondo blu. Freddo blu. Cibernetico blu.
Così, con una veste grafica quasi incredibile per un’autoproduzione, si presentano i genovesi Synodik con il loro debut-album “Sequences For A New Matrix”. Un artwork stupendo, realizzato dai polacchi Moderna Studio, che senza tante storie dimostra inequivocabilmente la volontà dei Nostri di farsi vedere a tutti i livelli, sì da trovare una casa discografica disposta a stampare “Sequences For A New Matrix” in quantità tali da arrivare in ogni parte del Mondo. In attesa di ciò, Matteo Campanini e compagni si accontentano quindi di far girare la loro opera come manifesto promozionale, non per questo rinunciando alla qualità e alla professionalità.
Qualità davvero ai massimi livelli o quasi, sia per quanto riguarda l’aspetto esecutivo che quello produttivo: “Sequences For A New Matrix” non ha nulla da invidiare alle manifatture ufficiali e, già così, può tranquillamente confondersi con i CD di band sotto etichetta quali, per esempio, gli Arkaea e i Treat Signal. Un esempio non a caso, poiché gli Synodik fondono con abilità i due sottogeneri più avanzati del death: il cyber dei Fear Factory e il technical à la Divinity. Con risultati del tutto personali e concreti: pur non manifestando un’originalità assoluta, i liguri riescono con apparente facilità a dettare le righe di un sound fresco e ricco di carattere. Un sound che li proietta attraverso le galassie dello spazio profondo oltrepassando, uno dopo l’altro, i più glaciali e desolati paesaggi alieni (“Sidereal Month”). Pur basandosi sulla fredda sensazione di meccanicità generata da un riffing quadrato e iterativo di scuola thrash (“Headshot”), le melodie che hanno fatto grandi Burton C. Bell e compagni sono totalmente assenti. Difatti, le tastiere di Leandro Scotto, sempre in primo piano, tessono un vasto tappeto di armonie deputato principalmente a dare un tocco fantascientifico a una musica fondamentalmente molto dura e aggressiva. Un tappeto al cui interno sono presenti numerosi intarsi di dark ambient che tendono a oscurare in modo pesante l’umore complessivo dell’opera (“Speak To The Void”). Anche i soli di chitarra, frequenti ma spesso dissonanti, sono ottimamente costruiti per dare un tocco di visionarietà in più regalando, a volte, degli ipnotici momenti di distacco dalle misere vicende del Pianeta Terra. Alla quadratura del cerchio contribuiscono fattivamente lo stentoreo semi-scream e il cavernoso growling di Matteo Campanini, il basso metallico e teso di Michele Lorefice e il drumming asettico di Edoardo Delucchi, raramente sconfinante nei distorti territori dei blast-beats (“City Of Falling Rain”). Il tutto, per un risultato finale maturo sotto ogni punto di vista; senza indecisioni di sorta ma, anzi, con una palpabile sensazione di forza e sicurezza nei propri mezzi.
“Sequences For A New Matrix” mostra i muscoli, inoltre, nel proporre nove song massicce, elaborate, mediamente lunghe e piuttosto articolate. I Synodik evitano, saggiamente, di perdersi in inutili arzigogoli tecnici badando, in primis, alla consistenza dei brani: “He Came From The Sky” e gli altri episodi sono delle vere e proprie mazzate sulla schiena, assestante con precisione chirurgica da un robusto bastone dalla superficie finemente cesellata. Pezzi come “Purification From Insanity” e “Colour Out Of The Space”, nondimeno, rappresentano bene il combo di Genova nel loro equilibrio fra passaggi via via più intensi, interrotti da break rallentati (da deathcore quelli di “Sequences For A New Matrix”) ove si manifesta maggiormente l’attitudine a dipingere con decise pennellate le lande deserte di mondi lontani. La volontà di non fermarsi a scrivere canzoni ‘picchia duro e basta’, del resto, si trova anche laddove prepondera la riottosità, come in “Dehumanized”, attraversata da stralunati accordi di chitarra perfettamente in linea con il flavour lisergico del disco.
Pur essendo un progetto nato soltanto nel 2007 e avente alle spalle un solo EP (“Drown In Pain”, 2008), i Synodik mostrano di avere tutte le carte in regola, con “Sequences For A New Matrix”, per spiccare quel Grande Salto che, con tanto accanimento, sognano da anni.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Tracce:
1. He Came From The Sky 4:45
2. Purification From Insanity 6:49
3. City Of Falling Rain 4:40
4. Speak To The Void 5:06
5. Sidereal Month 3:45
6. Headshot 5:13
7. Dehumanized 4:42
8. Colour Out Of The Space 5:39
9. Sequences For A New Matrix 5:58
Durata 46 min.
Formazione:
Matteo Campanini – Voce
Leandro Scotto – Chitarra/Tastiere
Alessio Serafino – Chitarra
Michele Lorefice – Basso
Edoardo Delucchi – Batteria