Recensione: Set Sail To Mystery
Tornano i The Vision Bleak, creatura nata dalla mente di Markus Stock (Empyrium, Noekk e tanti altri ancora), comparsa quasi dal nulla nel 2004 con lo stupefacente esordio The Deathship Has A New Captain, per poi confermarsi come una delle realtà più interessanti del panorama metal odierno con i successivi (e comunque più che buoni) Carpathia – A Dramatic Poem e The Wolves Go Hunt Their Prey. Dischi contraddistinti sempre da un’attitudine puramente horror che attinge a piene mani dagli scritti di H.P. Lovecraft e che, a conti fatti, rappresenta da sempre il punto di forza maggiore del combo tedesco.
“When the falling stars are shooting
and the answer’d owls are hooting”
Dopo aver visitato gli angoli più oscuri del globo con il disco d’esordio, spingendosi fino ai Carpazi con il secondo album e fino ad arrivare nell’antico Egitto (The Wolves Go Hunt Their Prey), i The Vision Bleak tornano a spiegare le vele per salpare verso terre misteriose e dominate da morte e distruzione con Set Sail To Mystery. E viste le tematiche, ci si aspetterebbe un ritorno al (recente) passato, dove a primeggiare erano soprattutto gli elementi gothic e rock, con una leggera vena più doom-oriented; e invece no, da questo punto di vista cambia ben poco: le partiture sono ancora una volta votate più all’heavy piuttosto che al rock, senza comunque perdere di vista il lato più oscuro e gothic che ha da sempre contraddistinto i lavori della coppia Stock/Schönemann.
Un sound quindi duro fino al midollo che si rifà, in alcuni riff, anche ai Metallica (con le dovute proporzioni), impreziosito a dovere dalle orchestrazioni che mantengono sempre alto il livello di quell’alone lugubre che aleggia minaccioso su tutte le composizioni del gruppo. A reggere la sezione ritmica è dunque il riffing selvaggio della chitarra di Stock, mentre alla voce teatrale di Schönemann spetta il compito di accompagnare l’ascoltatore in una dimensione degna di un film horror, caratterizzata da un’oscurità poetica e, a tratti, anche piuttosto stravagante, ma che non è ancora capace di perdere il proprio fascino, nonostante le composizioni in questione non si allontanino più di tanto da quello che ha già fatto il gruppo fino ad ora. L’anima più “goth” del combo di Mellrichstadt viene messa in risalto sin da subito con l’intro A Curse Of The Grandest Kind, un vero e proprio rituale dove la voce narrante di Tobias Schönemann si posa su di un tappeto orchestrale che diviene sempre più imponente durante lo scorrere della traccia, mentre la successiva Descend Into Maelstrom lascia spazio a ritmiche, come già detto, votante quasi interamente all’heavy metal. Verso lidi più doom (classico, ovviamente) sono orientati invece pezzi come I Dined With The Swans e Mother Nothingness (The Triumph Of Ubbo Sathla), dove a fare bella figura è ancora una volta la voce di Tobias, a tratti più delicata ed elegante, in altri casi (soprattutto sui refrain) più possente e che sfiora addirittura il growl. Il resto è tutto un continuo alternarsi di pezzi più veloci e dirompenti (la conclusiva He Who Paints The Black Of Night, ad esempio) e tracce basate su mid-tempo (come la visionaria The Foul Within) che comunque non perdono certamente il loro mordente e quelle atmosfere oscure mantenute sempre vive dalla presenza costante della parti orchestrali.
Una garanzia assoluta, in sostanza. Nonostante la proposta musicale dei The Vision Bleak si sia arenata un po’ troppo su coordinate stilistiche ormai straconosciute, c’è da ammettere che, ancora una volta, la band tedesca è riuscita a dare alla luce un disco capace di lasciare il segno già con pochi ascolti, senza comunque perdere nemmeno un colpo nel corso dei successivi giri del lettore (e scusate se è poco). Ma alla fine dei conti, da uno come Markus Stock non possiamo fare altro che aspettarci sempre e solo composizioni di un certo livello.
Angelo ‘KK’ D’Acunto
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Tracklist:
01 A Curse Of The Grandest Kind
02 Descend Into Maelstrom
03 I Dined With The Swans
04 A Romance With The Grave
05 The Outsider
06 Mother Nothingness (The Triumph Of Ubbo Sathla)
07 The Foul Within
08 He Who Paints The Black Of Night