Recensione: Seven Horizons

Di Francesco Romeggini - 6 Luglio 2010 - 0:00
Seven Horizons
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
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78

I Seven Horizons sono una nuova promettente realtà italiana nata nel 2007 dall’incontro del batterista Giordano Thomas e dal tastierista Riccardo Oneto, che danno vita a una collaborazione a distanza. La lineup viene completata nel corso degli anni successivi, prima con l’ingresso del chitarrista Gianluca Russo poi con quello del singer brasiliano Celso De Freyin, reduce da esperienze studio con i connazionali Stauros e la militanza odierna nei milanesi Altripercorsi. Sparsi un po’ in tutta Italia i quattro ragazzi hanno dato alla luce, dopo il demo del 2008, un full lenght omonimo, inserendosi nel movimento del christian metal, caratteristica questa che emerge facilmente leggendo i testi delle loro canzoni.

“Seven Horizons” è un disco prog decisamente versatile e la prima cosa che si nota è la forte predominanza delle tastiere in ogni brano: Riccardo Oneto fa molto bene il suo lavoro di composizione e arrangiamento e il risultato sono partiture barocche e sinfoniche supportate da un ottimo bagaglio tecnico esecutivo. Un altro punto di forza è la voce tagliente di Celso de Freyin, autore in questo disco di una performance impeccabile, potente e diretta: il cantante, a parere di chi scrive, non ha nulla da invidiare alle ugole dei power metaller più famosi. Lo stesso discorso vale per la sezione ritmica di Giordano Thomas: tecnica, precisa e ricca di rifiniture che, insieme alle linee vocali, dà quel tocco di power metal tecnico di cui aveva bisogno questo album.
Quello che invece non è al massimo in questo disco è la produzione: la qualità audio zoppica in certi punti e penalizza quello che è l’ultimo componente della band, ovvero il chitarrista Gianluca Russo. La sua è una prestazione sicuramente di buon livello, sia per la tecnica, sia per la qualità delle idee, ma il mixaggio finale rovina un po’ il suo lavoro impedendogli di spiccare il volo; questo problema si nota maggiormente in qualche ritmica e in alcuni assoli, dove i suoni non sono cristallini come dovrebbero. Tuttavia, a parte questa nota di demerito, il disco ha un ottimo contenuto e ci si trova davanti a un progressive metal che si unisce a composizioni rock settantiane barocche alla Kansas o Genesis e, in alcune occasioni, a sonorità più Hard Rock anni Ottanta come accade con “In The Wilderness”.
Le strutture dei brani non sono mai lineari: prevedono momenti più aggressivi alternati a intermezzi lento-melodici, come nel caso dell’opener “The System Is Dead”, una delle canzoni più “metalliche” dell’album, o di “War For The Heart” e “Into The Sunshine”. Notevole il finale di quest’ultima in cui  l’impetuoso Thomas accompagna le linee furiose di voce di Freyin.
Si hanno poi episodi più gradevoli e riflessivi quali “Empty Jail” e la bellissima “The Miracle” che trovano molta ispirazione rispettivamente nella sei corde di Gianluca Russo e nel tocco magico del tastierista Riccardo Oneto. Forse “Goliath’s Head” è una ballad un po’ stucchevole, ma lo strumentale seguente ci rianima con passaggi tecnici degni dei migliori Andromeda o Dream Theater. “Seven Horizons” è un capolavoro pianistico di quai quattro minuti, ed è uno di quei brani che nella sua semplicità riesce a trasmettere qualcosa di unico, da ascoltare a occhi chiusi per trovarsi davvero davanti a qualcosa di celestiale.
Chiude il disco “Ancient Of Days”, la revisione di un brano della tradizione worship protestante suonato alla maniera dei nostri (come ghost track troviamo la stessa canzone cantata in italiano), sicuramente una buona prova.

Il bilancio finale per questo album è positivo: il lavoro prodotto dai Seven Horizons è sicuramente di qualità, peccato per la produzione che tende a penalizzare parte delle buone idee proposte, ma siamo convinti che, se la band riuscirà a mantenere questa qualità compositiva, una buona produzione potrà essere un ottimo trampolino di lancio per farsi un nome. In ogni caso, se vi piace il prog alla Neal Morse, Dream Theater e Shadow Gallery, mischiato a partiture anni Settanta con un tocco di Queen e virtuosismi alla Malmsteen, questo disco fa sicuramente per voi.
 

Francesco “Franz87” Romeggini

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Tracklist:

1. The system is dead
2. Into the sunshine
3. Empty jail
4. Judgment theory
5. The miracle
6. In the wilderness
7. Goliath’s head
8. Pathway to the throne
9. War for the earth
10. Seven Horizons
11. Ancient of days
12. Gloria ed onore

 

Lineup:

Jordan Thomas: batteria
Riccardo Oneto: tastiera
Celso De Freyn: voce
Gianluca Russo: chitarra

Guest:
Davide Canale: basso

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