Recensione: Seven Sins
Ancora una proposta targata metalcore, ancora una band dai freschi natali. Come se, a parte alcuni nomi sacri come gli As I Lay Dying, ci sia una propensione legata alla giovane età, quando c’è da aggredire il microfono con le harsh vocals o si tratta di squassare le budella con gli stop’n’go. Quest’attitudine può avere più di una spiegazione, fra le quali non ultima può essere la volontà di seguire la moda per attrarre a sé il maggior numero di adolescenti alle prime armi con il metal. Se, però, si osservano attentamente ensemble come i Devil Sold His Soul o gli stessi As I Lay Dying, allora, si può trarre la conclusione che dietro al bernoccolo per la melodia ci siano anche delle qualità artistiche.
Come nel caso degli austriaci Give Em Blood, alle prese con il debut-album, “Seven Sins”, appena uscito con la Bastardized Records e dato alle stampe tre anni dopo la loro nascita nonché uno split-album con i tedeschi Dos Dias De Sangre, nel 2010. Il metalcore dei Nostri è quello della cosiddetta ‘seconda ondata’, originatosi a metà degli anni ’90 con l’ingresso prepotente della melodia sul classico tavolo a tre gambe hardcore/thrash/death, con una strizzata d’occhi al famigerato gothenburg metal. Quindi, “Seven Sins” si assesta su un sound rigorosamente fissato sui più tipici stilemi del metalcore moderno. Voce disperatamente roca, quindi, chitarre che macinano riff su riff dal suono stoppato e compresso di derivazione thrash, linee di basso calde e rombanti, drumming pestato e deciso ma mai troppo veloce. Immancabili, poi, le vertiginose discese nelle frequenze ribassate dei breakdown. Ma, soprattutto, la melodia. Tanta, accattivante e mai, almeno in questo caso, stucchevole o sdolcinata. Anzi, i cinque ragazzi di Graz hanno capito che aggressività e dolcezza sono dei sapori tanto opposti quanto graditi al palato, quando miscelati, inserendo all’uopo più di una parte orchestrale tale da rendere il loro prodotto una sorta di… ‘symphonic metalcore’. Definizione già vista in giro che, a prescindere dalla sua ortodossia, è senz’altro figurativa della musica suonata dai Give Em Blood.
Comunque sia, Matthias e i suoi compagni mostrano una maturità esecutiva, una sicurezza nei propri mezzi e un talento compositivo che ne fanno, nonostante la gioventù, un ensemble adulto e perfettamente in grado di affrontare il mercato discografico con la dovuta professionalità. Certo, qualcosa è da affinare e nel complesso occorrerebbe un po’ più di continuità nella qualità delle canzoni ma, sin dalle prime note di “Beautiful Black Heart”, la sensazione è che la partenza sia stata fatta con il piede giusto. Proprio “Beautiful Black Heart”, difatti – dopo l’intramontabile introduzione techno con… “Introduction” – manifesta un’indubbia capacità di amalgamare quegli ingredienti che rendono gradevole a tutto tondo una song di metalcore, primo fra tutti l’esplosività del refrain, meglio se ammantato da un velo di malinconia. Peraltro, “Seven Sins” è un concept-album che ha come trama l’approfondimento delle relazioni umane con particolare riferimento ai sette peccati capitali con che, probabilmente, non c’è da essere molto allegri. E, difatti, “Lifeless” prosegue sul medesimo mood, anzi manifestando un taglio ancor più pessimistico grazie agli eterei campionamenti. “Interlude” è un intermezzo strumentale assai delicato ma, rispetto al contorno, appare un riempitivo messo lì per prendere tempo. Gli altri brani, seppur più che discreti, scorrono via intagliando con meno intensità l’anima, esclusa “Heroical Demise” che si allinea al duo iniziale in quanto a efficacia, anche se si tratta di un episodio duro, dissonante, possente, da ascoltare a pieno volume ma non certo d’immediata assimilazione.
“Seven Sins” è un’opera che lascia intravedere alcune soluzioni che la possono differenziare dalla marea di proposte analoghe che sommerge il settore del metalcore. Soluzioni che, obbligatoriamente, i Give Em Blood dovranno cercare con più insistenza, in futuro, per non rischiare di cadere nel dimenticatoio. Date queste premesse, sarebbe un peccato. L’ottavo.
Daniele “dani66” D’Adamo
Discutine sul forum nel topic relativo!
Tracce:
1. Introduction 1:33
2. Beautiful Black Heart 3:05
3. Lifeless 3:59
4. Interlude 3:59
5. Love 2.1 3:26
6. Brakish Rain 4:30
7. Sinking 3:30
8. Save Me… 3:13
9. Heroical Demise 4:41
Durata 32 min.
Formazione:
Matthias – Voce
Markus – Chitarra
Benjamin – Chitarra
Martin – Basso
David – Batteria