Recensione: Seven Words
Gli Xentrix sono una leggenda thrash metal che ad inizio carriera, come molti altri, è stata spazzata via dai giganti statunitesi e quindi dopo una manciata di album ha dovuto mollare il colpo. Però la qualità prima o poi paga e, nuovamente come per molti altri (quelli bravi!), il tempo ha dato loro ragione.
Già nel 2019 il ‘come back to the scene’ è stato decisamente brillante. “Bury the Pain” aveva infatti ricordato fin da subito certe sonorità presenti nel loro secondo capolavoro di inizio carriera “For Whose Advantage?” ovvero melodia scandita da comparti ritmici al limite del technical thrash e tanta, tanta aggressività.
Possiamo affermare con buona certezza che anche questo “Seven Words” segue le orme dei suoi predecessori: melodia, riffing incalzante, suond compatto e serrato e una grande interpretazione vocale, bella aggressiva, da parte di Jay Walsh sono i punti di riferimento stilistico-compositivi attorno a cui ruotano questi dieci pezzi inediti. Un piccolo limite del disco è che manca un po’ di spunto ovvero manca quell’ispirazione che rende i brani unici l’uno rispetto gli altri. Il riffing ha un tono medio sostenuto, ma non spicca per originalità, così come sono un po’ scarne le sezioni soliste (eccezion fatta per i soli su ‘The Alter of Nothing’ e ‘Everybody Loves You When You’re Dead’, davvero validi!). Sicuramente chi metterà le mani su questo album ne avrà da godere dal suo ascolto, ma forse qualcosina di più si poteva fare.
“Seven Words” è bel disco di buon thrash metal, anche se da band di questo calibro forse è lecito attendersi qualcosina di più.