Recensione: Sever The Sun [EP]
Quando il death metal progredisce in modo quasi iperbolico verso forme così rarefatte da far venir meno il suo requisito principe, la brutalità, ci si trova davanti, per esempio, a gente come gli Otivm. Gente, cioè, che utilizza la forma d’urto del death modificandola completamente; prendendone l’energia per viaggiare lontano, verso mondi diversi e sconosciuti. Gente che, anche, nasce e cresce in Italia.
Gli Otivm, infatti, sono un prodotto della nostra terra: nel 2006 nascono a Udine e, giovanissimi, iniziano la solita ma necessaria gavetta per arrivare, quest’anno, all’autoproduzione del loro primo demo, “Sever The Sun”. Un EP che di un EP ha solo il numero di canzoni poiché la sua durata complessiva supera la mezz’ora. Un bel regalo, quindi, per il palato di chi ama i gusti raffinati. E che apprezza anche le cose belle da vedere, giacché la sobria ed elegante confezione del dischetto fa capire che i friulani si approcciano in modo serio alla questione. Prima ancora di iniziare l’ascolto, difatti, si comprende che le idee che frullano nella testa dei Nostri sono tante, accompagnate da una ferrea determinazione nel mostrarcele: non si spiegherebbe altrimenti, a parer mio, la fabbricazione di un prodotto artigianale che di artigianale non ha nulla.
Caratteristica peculiare dei Nostri è la versatilità, il saper cioè passare dai momenti più rabbiosi – rilevati dal growling di Giovanni Faidutti – a quelli più melodici – ove invece la voce si pulisce – con uguale naturalezza ed efficacia. “Sever The Sun” è costituito da brani complessi nella loro struttura musicale, spesso e volentieri caratterizzati da varie melodie esotiche e dai tempi dispari di Andrea Floreani. I ragazzi del capoluogo del Fiuli-Venezia Giulia esibiscono una preparazione tecnica completa e profonda, dallo standard qualitativo molto elevato. Senza incorrere nell’errore (purtroppo abbastanza comune) di cadere in trappola entro disegni musicali fini a se stessi, mettendo cioè le canzoni in secondo piano dietro ai freddi tecnicismi.
L’irreprensibile esecuzione dei pezzi e la loro più che buona produzione consentono di poter apprezzare al meglio ogni passaggio, anche il più movimentato, cogliendo le tante peculiarità delle quali è pieno il CD. Con che, ne deriva una longevità che non può che far piacere, giacché occorrono molti ascolti per prendere confidenza con il «pianeta Otivm». Anche perché, peraltro, gli inserti melodici sono tutt’altro che di facile presa, costringendo chi ascolta a concentrarsi per venirne a capo, portandolo senza forzature ad approfondire il lavoro in tutta la sua complessità.
Credo che tentare di descrivere puntualmente quel che accada da “A Heap Of Broken Images” a “The Dividing Veil” non possa che essere noioso e, soprattutto, rischioso di sminuirne la sostanza. Sono davvero tante le contaminazioni e le divagazioni contenute nelle cinque song, che sarebbe impossibile elencarle tutte. Certamente il death così come s’intende nella norma è un elemento che spesso e volentieri viene messo in un angolo per far posto all’hard rock, al jazz, al funky, al prog, al prog rock. Ma attenzione, senza che l’identità del gruppo abbia a nuocerne. Un altro obiettivo centrato, questo. Forse il più importante, per chi decide di fare della musica la propria vita artistica e, perché no, lavorativa. Nelle note biografiche di accompagnamento al promo, gli Otivim definiscono il loro stile «progressive death metal». Tale definizione esiste già da qualche tempo a questa parte, essendosi consolidati, ormai, gli stilemi di base del genere sotteso. Stilemi che, uno per uno, si ritrovano in “Sever The Sun”. Come, per esempio, la mancanza delle tastiere; che personalmente ritengo essere uno degli elementi più importanti per non uscire definitivamente dall’ormai ampio campo del death. Anche perché, in effetti, il guitarwork di Riccardo Morandini e di Leonardo Rizzi è talmente sterminato da non aver bisogno di rinforzi e/o sovrapposizioni che non siano quelle del mobilissimo basso di Emanuele Sutto.
Preso atto della verdissima età del quintetto e quindi del suo ipotetico margine di miglioramento, non rimane che attendere l’uscita del primo full-length ufficiale. Di fronte a una simile qualità, infatti, difficile pensare a un futuro che non dia seguito a “Sever The Sun”.
Gli Otivim sono già «grandi» e assolutamente in grado di affrontare senza alcun problema le difficoltà che si presentano durante il concepimento, il parto e la successiva crescita del primogenito!
Daniele “dani66” D’Adamo
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Track-list:
1. A Heap Of Broken Images 6:43
2. Idols Of Ashes 4:41
3. Portrait 7:25
4. Silence And Awakening 4:43
5. The Dividing Veil 9:18
Line-up:
Giovanni Faidutti – Vocals
Riccardo Morandini – Guitars
Leonardo Rizzi – Guitars
Emanuele Sutto – Bass
Andrea Floreani – Drums and Percussion