Recensione: Sewer Fiends
Quasi a far proprie le leggende che serpeggiano nella regione natìa, la Transilvania, i romeni Rotheads trasferiscono nel loro death toni ed emozioni dal mood cupo e morboso, materializzantesi in quello che, a oggi, è l’unico loro album, “Sewer Fiends”.
Un full-length di debutto, quindi, che indirizza a un death violento, tetro, allucinato, dotato di una visionarietà non indifferente, anzi – forse – , rappresentante la caratteristica primigenia del loro sound.
Con un’evidente e spessa vecchia scuola alle spalle, i Rotheads non si limitano a svolgere un banale e scontato compitino. Al contrario, con le contaminazioni doom che venano tutto il lavoro dall’opener-track ‘Sewer Fiends’ alla closing-track ‘Dance of the Vermin’, alla fine ciò che si ottiene è uno stile sì già noto e conosciuto, però dotato di una certa originalità, di una certa stravaganza. Benché propensi a sviluppare congruamente (‘Psychic Leech’) tale lato allucinatorio della propria musica, i Rotheads non perdono mai di vista la sia novità che contraddistingue il loro operato, sia l’obbedienza ai dettami fondamentali che reggono la struttura di base del death metal in generale. Non è un caso, difatti, che il combo di Bucarest di citi come influenza primigenia la scena finlandese degli inizi anni novanta (Abhorrence, primi Sentenced, Demigod, Depravity), con la quale, cioè, si definivano per la prima volta le caratteristiche che un determinato progetto doveva necessariamente possedere per essere denominato death metal.
I Rotheads, come scritto più su, non circoscrivono la loro musica in un ambito già delineato in tutte le specificità, ma tendono ad ampliare notevolmente la parte ipnotica (‘The Mad Oracle of Seweropolis’) a vece di quella brutale che, in ogni caso, è presente quando il motore ritmico composto dal duo Bîrsatan, basso, e Potaie, batteria, decidono di alzare i PBM per sfondare i confini dei blast-beast. È una circostanza che si verifica abbastanza di rado, la quale riporta chi ascolta a riflettere che i Rotheads siano innanzitutto una band di death metal, come dimostra l’eccellente riff portante della violenta ‘Rats in the Walls’, devastata dai raid del drumming lanciato alla massima velocità possibile.
E, a proposito di canzoni, giova evidenziare che le stesse, pur soggiacendo sempre e comunque allo strano stile dei Nostri, si rivelano sufficientemente varie e diversificate per garantire al platter la giusta longevità. Non c’è la reiterazione dello stesso schema, fortunatamente, per cui ogni singolo brano cela qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso, qualcosa di affascinante da mandare a memoria (‘Dance of the Vermin’).
Per essere un’Opera Prima non c’è male: “Sewer Fiends” è il frutto di una formazione, i Rotheads, che sa già perfettamente quale sia il suo posto nell’immensa marea nera di chi pratica il death metal.
Interessanti.
Daniele “dani66” D’Adamo