Recensione: Sex Machinegun
Il Giappone è sempre stata una terra molto ricettiva nei confronti del rock e del metal in generale, sia per quanto riguarda l’audience, sempre sensibile nei confronti di questo tipo di musica, sia per la validità delle band nate in terra nipponica. Ne sono un esempio i Sex Machineguns, molto famosi in patria, dove hanno costruito una carriera assai fortunata piazzando parecchi singoli in vetta alle chart (già, lì i singoli heavy metal vanno in classifica). Quasi sconosciuti in Europa, dove hanno un piccolo seguito di fedelissimi, i nostri si fanno artefici di un power roccioso e veloce ai limiti dello speed, veramente coinvolgente e da sempre contraddistinto da testi folli e divertenti. Dopo parecchi anni di gavetta la band sforna con questo esordio uno dei suoi migliori lavori. Pur dedicandosi a un power-heavy piuttosto veloce e compatto, i nostri denotano un certo gusto per le soluzioni melodiche, meritevoli soprattutto nei chorus e nei velocissimi assoli di chitarra e basso: elementi che rendono senza dubbio ancor più coinvolgente un disco già compatto, suonato perfettamente e con la rabbia giusta.
L’album è apre dall’omonima e velocissima titletrack, con un intro molto thrash oriented (chiari i riferimenti ai primi Metallica). La canzone si sviluppa in seguito come una vera e propria killer song che dal vivo farà sfracelli, e subito si nota l’ottimo lavoro alle vocals di Anchang (anche chitarrista della band) che, con un cantato ruvido e aggressivo nella migliore tradizione heavy tale da raggiungere anche tonalità molto alte, riesce a dare una marcia in più ad una canzone di per sé già ottima, che subito fa intuire quale sarà il livello del disco. Con la seguente “Japan” ci troviamo di fronte ad un mid-tempo piuttosto piacevole che narra di quanto sia bello abitare in Giappone e di quanto i nostri siano orgogliosi di viverci, naturalmente non senza un’immancabile vena ironica. Il disco prosegue con l’alternanza di pezzi meno veloci a vere e proprie bordate power-heavy, dove i nostri sembrano trovarsi decisamente più a proprio agio, come “Scorpion Death Rock” e “Hanabi-LA Daikaiten”, dal chorus stupendo, senza dubbio una delle migliori del disco. Una menzione particolare va a “Inu No Seikatsu (My Life As A Dog)” una canzone d’amore (si fa per dire) che racconta di un ragazzo talmente innamorato ed inebetito dalla sua lei da farle letteralmente da cane! L’ultima perla, il disco la riserva per ultima: si tratta della distruttiva “Burn”, una song potente ai limiti del thrash, un esempio di come si possa suonare power in modo potente senza snaturarlo. La song è incalzante, con il vigoroso cantato di Anchang che raggiunge con la sua voce picchi decisamente alti, e un notevole lavoro anche da parte del batterista. Poco dopo la sua uscita, la canzone diventerà un classico nelle setlist dal vivo dei Sex, mettendo in mostra le grandi qualità di un gruppo che con apparente facilità sforna grandi song dall’indubbio gusto melodico.
In conclusione mi sento di consigliare almeno l’ascolto di questo ottimo esordio discografico che pur non inventando nulla si lascia ascoltare più che volentieri, avendo forse l’unico difetto (ma non è detto che per alcuni lo sia) in una tracklist fatta quasi escusivamente di speed-songs a dispetto di mid-tempo e ballad che ne avrebbero forse aumentato la godibilità. Sicuramente uno dei migliori dischi venuti fuori dalla terra del Sol Levante nell’ultimo decennio, merita di essere scoperto anche da noi.
Tracklist:
1. Sex Machinegun (05:36)
2. Japan (07:34)
3. Scorpion Death Rock (04:48)
4. Devil Wing (06:25)
5. Sakurajima (04:21)
6. High Speed Samurai (05:40)
7. Family Restaurant Bomber (05:43)
8. Inu no Seikatsu (05:15)
9. Hanabi-la Daikaten (06:12)
10. Burn (your Fire of Love) (04:31)