Recensione: Sexual Carnage [Reissue]
Anno 1990.
Parliamo di un’epoca dove il porno 2.0 era una cosa inimmaginabile e termini come ‘website’ e ‘streaming’ erano ancora ben lontani dall’essere conosciuti (un po’ come tutto il fenomeno internet e tutte le magagne al limite della legalità a esso legate tra cui la pornografia on-line ma non solo). Il massimo assoluto di ‘estasi del nudo’ era la compagna videocassetta, magari ben nascosta dentro quella custodia originaria di quel noiosissimo film che rompeva le palle persino al tuo vecchio e quella cassetta, neanche a dirlo, era un must ‘da compagnia’ ogni volta che i tuoi genitori erano al di fuori dei dintorni casalinghi, magari radunando per l’occasione gli amici più attizzati… eh già, altri tempi!
Parafrasando la cosa sul discorso musicale nulla era più eccitante, sessualmente parlando, del sano e robusto heavy metal, dove omaccioni corpulenti si cimentavano in seducenti assoli. Questo per le ragazze però, dato che per noi maschietti il massimo della reazione era un sano ‘air guitar’, altro gran compagno di giochi del rocker attizzato cresciuto negli anni ’80/’90 oltre alla famosa videocassetta di cui sopra.
E quindi? Spesso ci si attaccava (ehm…) all’immaginazione, poi un giorno arrivarono i Sextrash!
I nostri attizzatissimi amici vengono (o meglio venivano dato che parliamo di una ristampa) dal Brasile, precisamente da Belo Horizonte, scenario tipico di una certa scena proto-black metal che aveva come suoi massimi espressionisti quei Sarcofago che noi metallari, chi più chi meno, abbiamo amato per l’insensata ferocia che questi erano capaci di sprigionare. Con i Sextrash musicalmente siamo sulle stese coordinate stilistiche sotto una produzione grezza (e pure sotto la stessa etichetta discografica) ed estrema quindi chitarre ‘raw’ e grattugiate, assoli di una furia disumana, basso sgangherato, cantante (il defunto “Pussy Ripper”…) in preda ad una crisi di ormon… ehm…, di nervi, e batterista schizofrenico. La differenza stilistica con i già citati Sarcofago per certi versi è quindi quasi nulla tanto che i nostri avevano inciso anche una cover di un loro pezzo, vale a dire “Satanas”, in uno dei primi demo, ben presente in questa ristampa in veste di pezzo bonus finale.
Parlando della ristampa, oltre alla citata cover troveremo l’intero EP “XXX” incluso in toto a mo’ di bonus-track, assieme all’intero “Sexual Carnage”, rimasterizzato ovviamente, mentre tornando a parlare di differenze ma stavolta puntando il dito verso la qualità della proposta, spiace dirlo, ma i Sextrash perdono la sfida con i maestri Sarcofago: per carità, il loro album, infarcito di un thrash estremo tinto di massicci riferimenti sessuali (e con titoli come “The Insatiable Pleasure Of Delight” e “Night Pigs” non puoi sbagliare) e ricche citazioni di satanismo cattivone d’infima lega riesce a colpire nel segno della caciara più sfrenata, ma da qui a dire che un giorno lo riascolterete mi sembra un po’ esagerato, in tutta onestà!
Se ascoltato senza porsi chissà quali riferimenti il platter appare decisamente più piacevole, non stai a pensare da dove vengono, chi c’era prima e magari sorvoli pure sulla quasi assoluta mancanza di originalità anche in quei momenti in cui i nostri tendono a voler assomigliare un po’ troppo ai Possessed di “Seven Churches”. Quindi te lo godi (ehm…), te lo ascolti, dai uno sguardo alla copertina (ehm…ancora, dai solo 5 minuti eh?) e forse ti dai una lettura anche ai raffinatissimi testi presenti nel booklet ma poi, stanne certo, non lo rimetterai su.
Rispolverato al giorno d’oggi e quindi rimosso l’effetto sorpresa della cover soft-porn e delle tematiche satanico-sessuali, questo “Sexual Carnage/XXX” si rivela un disco di thrash estremo come tanti altri, capace sì di farsi ascoltare ma non di rimanere presente nel vostro lettore sulla lunga distanza, insomma il classico disco da ‘6 meno-meno’ come direbbero le maestrine… no, non quelle porn… eh su, smettetela ragazzi! Il suo unico fattore di ritorno all’ascolto potrebbe risiedere unicamente in quella sua storica copertina, meglio precisando in quelle rare volte in cui te la ricorderai dato che i dischi rimangono impressi nella nostra memoria in primis per la musica e dopo per l’artwork…
Personalmente non avrei altro da aggiungere, se non che dopo un 5-6 ascolti, appunto, il disco perde totalmente i suoi spunti di ascolto.
Non so se effettivamente dirvi «ok, spendete pure i vostri soldi per questo disco» ed effettivamente non mi sbilancerò a favore di una o di un’altra opzione. Vi dico solo che per me è il classico disco che ricomprerei solo per ‘tappare un ordine’ ovvero quei dischi che compri unicamente per raggiungere una soglia minima di prezzo per poter magari ambire alla spedizione gratuita ma è anche vero che con tutte le alternative valide a buon prezzo che ci sono oggi… insomma, tante scelte più valide dove magari un “I.N.R.I.” varrebbe molto di più la spesa.
Dopo tutto quello detto finora, logicamente l’equivalente del 6 meno-meno per la scala dei giudizi di Truemetal.it non potrebbe che essere quello che vedete in basso.
Giuseppe “Maelstrom” Casafina