Recensione: Shades

Di Federico Mahmoud - 11 Novembre 2008 - 0:00
Shades
Band: Aneurysm
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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75

A set of living fragments,
elements which struggle everyday to emerge
which resist in a forced apathy,
which dominate in uncontrolled euphorias
which persist in exasperated wills.
Fragments which interact with other sets,
altering, adapting, crashing into each other.
Those we are: sets of shades
which make us unique and unrecognizable,
we are; shades of bigger sets
which make us an active part of a unique system…
but we always remain ourselves,
recognizable in our various
…shades

Accade che il fascino della musica si racchiuda nella sua potenza espressiva, nella capacità di sbalordire chi ne fruisce, rivelando particolari inediti a ogni ascolto. Un flusso di dettagli, di sfumature che è linfa vitale di Shades, secondo album dei veronesi Aneurysm. Le origini del gruppo risalgono al lontano 1994, in un periodo di assoluta desolazione – artistica e iconografica – che non risparmia lo Stivale; Burst (1995) è il primo vagito in un Paese che trascura il vivaio nazionale, ma la band non getta la spugna e, nonostante un ruolino di marcia pachidermico, perviene all’esordio discografico con Aware (2002). Segue un lustro di fervente attività su e giù dal palco, preludio al concepimento di Shades: un album con licenza di trasgredire, che assimila i precetti dei numi ispiratori (da Metallica a Dream Theater, passando per Fear Factory) e conia un linguaggio nuovo, malleabile, prototipico nell’amalgamare le più svariate influenze in un contesto unitario. La matrice è techno-thrash di stampo moderno, ma echi progressive, ambientazioni futuristiche e una generale imprevedibilità definiscono un platter che va affrontato con pazienza.

Dinamismo ed equilibrio sono i caratteri essenziali di un lavoro che rompe gli indugi con Under Grey Skies, prologo emblematico: raffiche di chitarre martellanti introducono un brano che alterna pause interlocutorie a roboanti deflagrazioni elettriche, culminanti nello splendido refrain; l’impiego di synth – mai invadenti – per mano di Stefano Torregrossa dona un suggestivo taglio cyber alla produzione. La cura maniacale per gli arrangiamenti è nel DNA di un processo compositivo che predilige frequenti cambi di tempo e pattern elaborati: Inquietudo Animi o la caleidoscopica Release sono capolavori di cesello, imperniati sulla sinergia tra chitarre e sezione ritmica (Ivano Dalla Brea al basso, Marco Piran dietro le pelli). Gianmaria Carneri, oltre che affidabile chitarrista ritmico (in tandem con il solista – e principale compositore – Peter Calmasini), è un interprete discretamente versatile, in grado di sostenere clean vocals (Quagmire) e soluzioni canore più aggressive. Quindici anni di esperienza comune hanno cementato una formazione che nella solidità del collettivo ripone l’arma vincente, tralasciando individualismi superflui; un approccio che fa la differenza, specialmente in un genere che non di rado è affetto da manie di protagonismo. Ciliegina sulla torta, la partecipazione del signor Hansi Kürsch (voce dei Blind Guardian) che foggia da par suo una poderosa cavalcata metallica: Reflection.
 
Shades è un prodotto italiano che merita considerazione e rispetto, al di là di pregiudizi ingiustificati. Nonostante mezzi tecnici di prim’ordine e personalità da vendere, la band ha margini di crescita tali da presagire un ulteriore miglioramento con il terzo capitolo, nella speranza che il parto sia meno travagliato.

Federico Mahmoud

Tracklist:
01 Shade One: Introspection
02 Under Grey Skies
03 Quagmire
04 Shade Two: War of Fragments
05 Black Narrow Eyes
06 Reflection
07 Shade Three: Into the Golden Fields
08 My Reward
09 Inquietudo Animi
10 Shade Four: Point of Contact
11 Proud
12 Shade Five: Desper-Hate
13 Release
14 Real Ease
15 Shade Six: …Shades

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