Recensione: Shadow & Dust
Piccoli deathsters crescono… Tanto tempo è passato da quando il combo canadese diede alla luce il primo Mcd, così tanto che oggi sulla loro biografia potete contare la bellezza di 6 full-lenght!!! E questi anni sicuramente non sono stati sterili, perchè il livello raggiunto è sicuramente al di sopra degli standard medi. Se i lavori appartenenti al passato della band mi hanno sempre lasciato del tutto indifferente, non posso di certo dire altrettanto del loro presente, in particolar modo facendo riferimento a questo Shadows And Dust. Sono stupito anche della produzione di questo lavoro, che indubbiamente combacia con le esigenze del gruppo, rendendo questo album ancora più appetibile!
Una constatazione da mettere assolutamente in luce è come sostanzialmente il loro groove sia rimasto simile al passato: diciamo che un loro album è praticamente inconfondibile, nonostante i miglioramente siano stati esponenziali. Così sul solito tappeto minimale di chitarra vengono costruite ora strutture intriganti e spesso piuttosto elaborate. Sembra che i Kataklysm siano finalmente riusciti in quell’intento di cui si scorgevano le fallimentari prove nei primi lavori: creare un ramo del brutal con strutture ed atmosfere inquietanti, ricorrendo a soluzioni armoniche apparentemente estranee al genere.
Viene spontaneo chiedersi a cosa sia dovuto il progresso della band, o meglio, in cosa consista. In primo luogo sicuramente in una tecnica perfezionata, che ha offerto alla band un’ampissima gamma di soluzioni una volta non alla loro portata. E poi una più generale crescita, sicuramente da imputarsi ad anni di esperienza, che ha fatto sì che oggi ci troviamo di fronte ad una band matura: limate tutte le imperfezioni, sono spariti quei passaggi sterili da me tanto odiati. Le canzoni non sono più un indistinto ammasso di riff, ma sono costruite con un gusto veramente degno di nota. Interessantissimi poi alcuni stacchi melodici, con un vago sapore svedese, che rendono ancora più ricco il suono di quest’album.
Ad aprire le danze ci pensa “In Shadow & Dust”, che con i suoi riff classicamente death-metal si presenta come il pezzo più pesante del cd. In questi pochi attimi iniziali abbiamo modo di osservare come sotto il profilo tecnico la band sia oramai praticamente ineccepibile, soprattutto il batterista Max Duhamed, e come quindi abbia ovviato al più grosso difetto dei primi lavori. Stupenda “Beyond Salvation”, dove appaiono delle fantastiche aperture melodiche, e con un ritornello contemporaneamente violento ed orecchiabile. Si apre invece in maniera inaspettata “Where The Enemy Sleeps”, presentandoci il lato più rilassato della band, la quale trae insegnamento dai grandi maestri europei.
Si è soliti dire che solo gli idioti non cambino mai idea; bè, io ho dovuto assolutamente rivedere le mie opinioni nei riguardi di questa band, le quali erano ferme alle impressioni che i primi lavori mi avevano lasciato. Ora mi trovo davanti ad una band capace di sfruttare 11 anni di esperienza nel più concreto dei modi, ossia con un ottimo album. Non è ancora possibile gridare al capolavoro, ma questa è diventata una prospettiva più che auspicabile oramai. Shadows & Dust potrebbe essere il lavoro che vi risolleverà dalla noia per le troppe uscite sempre uguali; un acquisto, per chiunque, da tenere seriamente in considerazione.
Matteo Bovio