Recensione: Shadow Of The King
E’ oramai sempre più difficile riuscire a forgiare un album di vera hard’n heavy music, concetto questo che sembra andar via via sempre più svanendo, eppure, sovente, capita che una nuova band all’alba del proprio debut album riesca ad intraprendere, illuminata da un’ipotetico bagliore d’acciaio, il giusto sentiero che conduce alle magiche fucine dove viene sfornato l’hard’n heavy riffing per eccellenza. Gli americani Legion ci sono riusciti, hanno scelto il sentiero giusto, quel sentiero che ha rivelato loro come comporre questo debut album “Shadow of the King”.
La band è riuscita a cogliere appieno la lezione che decenni prima è stata impartita loro dai vari Rainbow e, successivamente, Dio riuscendo a mescolare il tutto con una raffinata classe compositiva davvero notevole. Ed è infatti proprio di queste sonorità che il disco è impregnato, e che, quindi, si rivelerà un autentico must per ogni fans delle band prima citate.
Ma veniamo al duque. Il disco è inaugurato dalla title track Shadow of The King emozionante fast song dall’incedere possente e genuino. La voce del singer Mike Bunk, davvero ottima, è intenta a ripercorrere le linee vocali eroicamente intraprese anni prima dal maestro Ronnie James Dio, riuscendone a carpire, addirittura, parte dell’incredibile fascino. La clamorosa Illusion (che classe!) è una vera hit del platter, granitica e cadenzata Heavy Metal song dalle tinte epiche e dai refrain assolutamente memorabili. Con la successiva The Watcher le atmosfere diventano addirittura più solenni grazie alla magniloquente introduzione ed alle sue atmosfere che strizzano l’occhio al capolavoro “Heaven And Hell” (magnifici i suoi epicheggianti refrain alla Stargazer). Con Deny Yourself la band si sposta in territori più veloci e scoppiettanti tanto cari al Rainbow sound (Rising era) mentre con Medicine Man i fratelli Adamo (i 2 axeman) fanno il verso ai Dio di “Dream Evil”. La splendida quanto sontuosa ballad Colors (You and I) rivela le raffinate doti di songwriting di cui il gruppo è dotato mentre con l’incedere clamoroso del capolavoro di classe e melodia che prende il nome di Hear of Stone il gruppo riesce a sfornare un’altra gemma di heavy metal music di raffinatissima fattura. Il disco è chiuso dalla lunga suite finale che viene a titolo di Stay Away (Rainbow meets Dio!), autentico capolavoro, massiccio e poderoso blocco di Heavy Metal intagliato da precisi e graffianti riff che riescono nella difficile impresa di immortalare questo disco nel variopinto firmamento dell’Heavy Metal music.
La “Legione” ha sfornato un full-lenght di grandissimo spessore, un obbligo morale possederne una copia, peccato solo per l’autodistribuzione che, per ora, né garantisce una scarsa reperibilità. Ma si sa, le cose belle devono necessariamente esser anche sudate ed i Legion non sono solamente belli, sono autentici forgiatori di hard’n heavy music, scusate se è poco.
Vincenzo Ferrara