Recensione: Shadow of the Red Baron
Con otto anni di esperienza alle spalle gli Iron Mask arrivano alla pubblicazione del loro terzo full: attivi dal 2002, la band belga non ha fatto sostanziali cambi di rotta rispetto a quello che era il loro sound quattro anni fa, anno della penultima release “Hordes of the Brave“.
Quello proposto dalla band è infatti un Power Metal moderno che sfocia a tratti nello Speed/Power dei tempi degli Helloween di Walls Of Jericho: alcuni riff si presentano infatti grezzi e decisamente irruenti, contornati a volte da orchestrazioni e cori mai troppo ostentati. Anzi, la forza degli Iron Mask è proprio quella di creare un buon rapporto tra Metal e parti sinfoniche, riuscendo così a non mettere in secondo piano uno dei due elementi.
Shadow Of The Red Baron (titletrack nonché opener) parte con il rumore di arei da guerra in sottofondo, con tanto di bombe e mitragliatrici. Ed è su questo scenario che con irruenza parte il riff iniziale: senza troppi fronzoli la band ci dimostra che vogliono fare sul serio. La canzone si sviluppa tra refrain davvero belli e assoli tecnicissimi, al limite dello stile “Neoclassical” portato avanti da Malmsteen, Stump e soci. Forever In The Dark si abbandona a sonorità più calme e orchestrali: un intro suonato al pianoforte lascia spazio a riff decisamente meno irruenti di quelli della title-track, supportati da un discreto sottofondo sinfonico che contribuiscono a rendere il sound più accattivante. Resurrection putroppo abbassa il livello complessivo dell’album, risultando eccessivamente prolissa in relazione alle tempistiche scelte. Nonostante l’assolo, sempre tecnico e veloce, si salvi per bellezza di composizione e esecuzione, un vago senso di sonnolenza permea questa canzone. Davvero struggente My Angel Is Gone, che come il nome suggerisce è una semi-ballad dai toni disperati e dolci. Una prova davvero bella, se si considera l’effetto climax che la band ha messo nel comporla: la canzone parte infatti con una melodia “latino-americaneggiante”, accompagnata da violini e dalla voce eterea e impostata di una comparsa femminile. Alla quale poi, proprio come in un climax, vengono aggiunti elementi fino all’esplosione dell’assolo finale, davvero, davvero meritevole.
Una buona prova quindi per gli Iron Mask, che nonostante alcuni episodi un po’ sottotono riescono a sfornare un album valido e che saprà soddisfare tutti coloro che amano il Power suonato con tecnica, passione e personalità.
Luca Dei Rossi
Tracklist:
1. Shadow Of The Red Baron
2. Dreams
3. Forever In The Dark
4. Resurrection
5. Sahara
6. Black Devil Ship
7. We Will Meet Again
8. Universe
9. My Angel Is Gone
10. Only Yhe Good Die Young
11. Ghost Of The Tzar